Archivio di Stato di Campobasso – Processi Politici – b.125/1-2 e 126/1-7

               L’orribile notte  di Castelpetroso                tra il 17 e 18 Ottobre 1860

Storia raccontata attraverso gli atti giudiziari

PROCESSI POLITICI

Archivio di Stato di Campobasso – buste 125/1-2 e 126/1-7

Trascrizioni

Cosmo Armenti, Fiore Arcaro e altri sono accusati di cospirazione, furti, arresti arbitrari e uccisione di garibaldini – Castelpetroso 1860

  1. Vol 1 – Elenco di tutti gli atti contenuti in questo procedimento

rif. pag.141 Busta 125/1/a

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno venticinque Novembre in Castelpetroso.

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistiti dal cancelliere Sostituto Sig. Morelli, previa citazione, è comparso-

Giuseppe Cielli  fu Costanzo (Ciello)

di anni 66, contadino qui domiciliato, l’indifferente dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato, analogamente a ‘ risposto

Il mattino del 18 ottobre 1860, spinto da curiosità andiedi  sulla strada nuova, per vedere il massacro de’ garibaldini che diceasi fatti il dì precedente, e difatti osservai che circa 33 cadaveri giacevano nudi-  Non potendo resistere a tale vista mi restituì in paese, ma giunto innanzi la cappella  di S. Giuseppe, osservai un’altro che giaceva ferito in testa, circondato da gran calca di popolo-

In tal mentre sopraggiunse Domenico di Francesco S. Antuono, il quale dando spietatamente due colpi col  codarcio del fucile a quell’infelice lo fece alzare da terra- Questo perì esinanito di forze cadendo si rovesciò dalla strada nel sottoposto fondo, ed  allora il di Francesco, tirandogli un colpo di fucile in petto lo fece mancare ai vivi. c’era in mezzo a quella calca, anche Beniamino Astore, armato di fucile, ma non so se anch’egli avesse preso parte in tale uccisione.

Altro non conosce-

Rif. pag.3 Busta 125/1/a

L’anno 1861, il giorno sedici Febbraio, in Campobasso

Innanzi a Noi Giovannantonio De Gennaro giudice del circondario di Cantalupo, assistiti dal Cancelliere Signor Morelli, previa cedola è comparso-

Michelangelo Notte fu Domenico

di anni 19 (15), contadino, nato e  Dom to in S. Angelo in Grotte-

Avvertito a norma del rito, e analogamente richiesto, ha risposto;

Nel giorno in cui successe l’attacco fra la colonna comandata da Nullo, ed i soldati borbonici unitamente ai contadini armati di molti comuni, ho veduto da sopra una vetta denominata Colle di Cifelli in tenimento di Castelpetroso uscire dalle falde della medesima, vicino alla strada nuova Domenico Bertone di Tobia con un fucile in mano a circa le ore ventidue  e mezzo mentre i soldati della detta colonna Nullo fuggivano fucilati dovunque scappavano dagl’      d………  appollaiati dietro le macerie, ed i sassi. Dal luogo donde usci Domenico Bertone si sentivano de’ colpi do fucile, che producevano la morte di parecchi garibaldini, e siccome …….altro era nel punto dove si trovava il Bertone in aguato, cosi egli e non altri era l’uccisore de’ detti Garibaldini. Ho veduto pure il Bertone in mezzo alla strada  nuova vicino ad una carrozza i cui cavalli erano stati uccisi nella mischia e vicino ad essa vidi molti cadaveri

Busta 125-2-b

125/2

Nicolamaria  de Sanctis es Guardia di Onore di Campobasso – 400 ducati – Quartier mastro pagatore suocero Giuseppe d’Onofrio Ufficiale pagatore della colonna comandata da Campofreda

Rif. Pag. 26

Al Signor Procuratore Generale presso la Gran Corte Criminale in Molise

Giuseppe d’Onofrio legale a Campobasso rispettosamente espone,

Che nella infelice spedizione del 17 ottobre ultimo per reprimere i ribelli d’Isernia sotto il comando del Colonnello Garibaldino F. Nulli, e del Capitano Campofreda di Portocannoni, vi era D. Nicolamaria de Sanctis ex guardia di Onore, suocero del supplicante il quale non ha fatto più ritorno, e dicesi pubblicamente dagli stessi compagni d’arme, di essere stato ucciso e sepolto nel tenimento di Castelpetrosso lungo la strada rotabile, e propriamente nel luogo denominato limiprete; il di cui  cavallo sellato preso da un tal Giovanni Vecchiarelli di Castelpetroso, è stato non ha guari  (alquanto, molto, assai) restituito alla famiglia per mezzo del Sotto Governatore  d’Isernia-

Espone  che fra i dieci contadini di Castelpetroso , i quali trovansi arrestati in questa Carcere Centrale,  evvi Alessio Cicchino di Nicola , il quale nel verbale di cattura redatto dalla Guardia Nazionale di qui , ha deposto che un tale Celidonio Giancola di quel comune abbia ucciso un galantuomo a cavallo, del qual cavallo s’impadronì il sopradetto Vecchiarelli obbligato di poi  a presentarlo al Sottogovernatore. Soggiunse esso Cicchino che ai diversi cadaveri colà rinvenuti fu data sepoltura nel luogo dicasi Limiprete dal Sacerdote D. Giovanni Armenti di quel comune aiutato dal nipote Luca.

Il supplicante nel denunziare questo fatto alla giustizia implora le più energiche misure per lo scoprimento e punizione dei rei prendendo di mira  non meno il Cicchino arrestato  coi  nove altri suoi compagni , che il Giancola, e specialmente il Vecchiarelli il quale se ha restituito il cavallo ha dovuto appropriarsi il valiciotto che conteneva molto contante destinato per la Colonna, di cui il de Sanctis era ufficiale pagatore.

Vi è qualche altro che imputa la uccisione anche ad un tal Pietro Cifelli del detto Comune. Tutti costoro saranno probabilmente autori principali,  o complici di quell’eccidio.

Gli elementi sulla identità dell’ucciso S. de Sanctis sono i seguenti

Statura giusta,

Età di anni 50,

aveva soli mustacci senza barbette

Vestiva al di sotto della giacca di velluto il piccolo uniforme di guardia di Onore con coppola coverta da incerata-

Era armato di sciabole (sciabla), e due pistole da arcione-

Si riserba il supplicante dare altri lumi a misura che li avrà raccolti.

Campobasso 14 Novembre 1860

Giuseppe d’Onofrio

Busta 125/2 – rif. Pag. 29

Foglio di lumi che presenta Giuseppe d’Onofrio legale a Campobasso  al S. Regio Procuratore Generale  della Gran Corte Criminale  di Molise sull’assassinio commesso dà reazionari di Castelpetroso in persona del di lui suocero D. Nicolamaria de Sanctis ex Guardia di Onore.

1° Il  de Sanctis partì da Campobasso  nel dì 16 ottobre 1860 in qualità di ufficiale pagatore della  Colonna capitanata da Campofreda portando seco ligato alla sella del suo cavallo un valiciotto ad  uso di Guardia di Onore , dentro cui  eravi la somma di D 400.00 da servire per la  detta Colonna, oltre altri D 100.00 di sua particolar moneta-

Cominciato lo attacco nel 17 ottobre, il de Sanctis verso sera mentre a cavallo si agirava  nella contrada Lintiprete di Castelpetroso per far ritorno in Campobasso cadde vittima in uno di quelli aguati. Possono essere intesi come testimoni gli individui al margine notati

2°  Pochi giorni dopo lo avvenimento D Gaetano Fazio da Carpinone avendo interrogato Pasquale Vecchiarelli  di Castelpetroso sul destino della Guardia di Onore D. Nicola de Sanctis, il Vecchiarelli gli rispose che questo Guardia di Onore verso sera del 17 Ottobre era caduto dal cavallo in seguito di un colpo di fucile , e fu finito di uccidere mentre implorava soccorso i che il cavallo rattrovavasi presso di lui pronto a restituirlo a chi si conveniva , ma senza volersi compromettere , nel qual caso avrebbe fatto in modo di far restituire anche la sciabla, conoscendo l’individuo che se n’era impadronito-

La medesima cosa il Vecchiarelli ripeteva al S. D. Ruggiero Fazio avvocato di Campobasso  il quale reduce da Isernia  transitava per la di costui taverna in Castelpetroso-

3° Nel 5 Novembre seguente la Guardia Nazionale di Campobasso procedeva allo arresto di dieci individui di Castelpetroso  i quali transitavano sospettosi per Campobasso , nonchè ad un reparto di armi , rimettendo gli atti al Regio Giudice di Campobasso – Tra questi individui un tal  Alessio Cicchino depose che il suo compaesano Celidonio Giancola uccise un galantuomo a cavallo, del qual cavallo si era impadronito Pasquale Vecchiarelli anche di Castelpetroso, e che il cadavere era stato in quella contrada Limiprete sepolto dal Sacerdote D Giovanni Armenti aiutato da suo nipote  Luca

4° Dopo lo arrivo del vittorioso Generale Cialdini e del nostro Re Vittorio Emmanuele in Isernia  Pasquale Vecchiarelli a consiglio di D Domenico d’Uva  presentò al sottogovernatore in Isernia un cavallo sellato, che poscia riconosciuto si esser precisamente quello del S. de Sanctis veniva a me inviato in Campobasso per mano del S. D. Pasquale Cerio –

5°  Per mezzo di un tal Cesarino Scarsella agente del Duca di Castelpizzuto , che può essere interrogato, ho saputo che uno degli autori o complici dell’assassinio fosse Pietro Cifelli  anche di Castelpetroso

Quanto al Vecchiarelli se presentò al sottogovernatore il cavallo sellato, o è egli l’autor principale dell’assassinio, o complice non potendosi supporre che fosse stato freddo spettatore di sanguinosa scena, o infine uno dè testimoni sotto i cui occhi fu consumato il reato-

Per le quali cose s’interessa vivamente la giustizia del S. Procuratore Generale disporre che nell’istruirsi una regolare processura al riguardo il Regio Giudice Istruttore d’Isernia tenga presente gli elementi raccolti fin dal 5 Novembre dal Regio Giudice di Campobasso circa lo arresto di dieci individui di Castelpetroso, onde scoprire i veri autori dell’assassinio-

Campobasso 5 Dicembre 1860

Giuseppe d’Onofrio

1° D. Nicola Campofreda

2° D. Achille Campofreda

3° D. Antonio Campofreda

            di Portocannone

4° D. Gioacchino Occhionero

             di Ururi

5° D. Giacomino Zarrelli

6° D. Giuseppe Zarrelli

             di Monacilioni

Busta 125/2/b – Rif. Pag. 32

Al signore

Il signor Procuratore Generale presso la Gran Corte Criminale di Molise

Signore

Fin dal Novembre scorso anno 1860 il Giudice Istruttore d’Isernia compilava una processura intorno all’assassinio commesso in persona del mio S. suocero D. Nicolamaria de Sanctis dai reazionari di Castelpetroso nel 17 Ottobre detto anno-

Or siccome son decorsi circa cinque mesi senza che il processo fosse stato a Lei rimesso ,  e molto mena o meno si è proceduto allo arresto di Pasquale Vecchiarelli taverniere di Castelpetroso, che predò il cavallo del disgraziato con la valigia contenente cinquecento docati; interesso, Signor Procuratore Generale, la di lei giustizia prender conto da quel  S. Giudice Istruttore del ritardo dello invio del processo non mieno che della persona del Vecchiarelli –

Campobasso 22 Marzo del 1861

Giuseppe d’Onofrio

Busta 125/2/b – Rif. Pag. 34

Al Signore

Signor  Procuratore Generale presso la G. Corte Criminale in Molise

Giuseppe d’Onofrio di Campobasso l’espone che avendo fin da Novembre scorso presentato alla di lei giustizia un foglio di lumi intorno all’assassinio commesso in persona di D. Nicolamaria de Sanctis dai reazionari di Castelpetroso, e vedendo ora ritardata la processura,  prega la di lei giustizia  prenderne esatto conto, ordinando ancora che il Giudice Istruttore tenghi presente gli atti compilati  in Campobasso intorno allo arresto di dieci contadini di Castelpetroso, uno dei quali e propriamente Alessio Cicchino depose fatti circostanziati, che risguardano l’assassinio sopraindicato

Campobasso 2 del 1860

Giuseppe d’Onofrio

Nota: D. Nicola de Sanctis Guardia Nazionale di Monacilioni- 400+100 ducati di sua proprietà-partì da Campobasso il 16 ottobre-

Nota istruttoria – Rif. Pag. 71

Nel dì 16 ottobre ultimo una colonna di Guardia Nazionali, comandata da Colonnello Nulli giungeva da Campobasso in Pettorato per quindi recarsi a reprimere la reazione che ferveva                 in Isernia, Però aggredita da una massa di rivoltosi venne battuta e dispersa, e molti della stessa rimasero uccisi. Fra coloro che incontrarono la morte vi fu la Guardia d’Onore D. Nicola de Sanctis del detto Comune di Campobasso . Il di costui genero D. Giuseppe d’Onofrio con diversi esposti ha dedotto alla giustizia-

Che il Sig. de Sanctis partì da Campobasso nel di 16 ottobre 1860 in qualità di Ufficiale pagatore della colonna Capitanata da Campofredi portando seco ligato alla sella del suo cavallo un valiciotto ad uso di Guardia d’Onore , dentro cui eravi la somma di Ducati 400 da servire per la detta colonna oltre altri Ducati 100 di sua particolar moneta-

Indicava per testimoni di tal fatto il d’Onofrio i nomati D. Nicola, D. Achille. E D. Antonio Campofreda, di Portocannone, D. Gioacchino Occhionero di Ururi, D. Giacomino Zarrelli e Giuseppe Zarrelli di Monacilione. E perciò e pregato il Giudice Istruttore del Distretto di Larino   raccogliere le deposizioni degli individui sopra nomati  = Isernia 10 Gennaio 1861 = Il Giudice Istruttore = Manfredi

Rif. Pag. 84

Testimonianza di D. Gioacchino Occhionero nato a Ururi domiciliato nel Comune di San Giuliano di Puglia (circondario di Bonefro) come da dichiarazione del sindaco di Ururi C o G Musacchio

L’anno 1800sessantuno il giorno cinque Aprile in Bonefro-

Innanzi a Noi Salvatore Evangelista Giudice del Mandamento di Bonefro, assistiti dal Cancelliere Sostituto D. Ippolito de Laurentis-

Previa citazione è comparso

D = Gioacchino Occhionero fu D. Emmanuele di anni 65  proprietario domiciliato in San Giuliano  di Puglia-

l’indifferente

ha giurato di dire tutta la verità, null’altro che la verità-

Analogamente interrogato, a’ dichiarato quanto appresso-

Signore – Ricordo che nel 15 e 16 Ottobre ultimo D. Nicola de Sanctis quale ufficiale pagatore della Colonna Mobile destinata per Isernia, ebbe dal Ricevitore di Campobasso ducati quattro, o cinquecento tutti in moneta d’argento _ Il denaro fu posto dentro una valigia rossa da Guardia d’Onore, la quale venne collocata nella carozza dove trovavami io in compagnia di lui, e di Nicola Campofreno – Pervenuti sotto Cantalupo smontammo per ordine del Colonnello Nulli, ed il de Sanctis prese la valigia contenente il denaro, e la ligò sulle sella del suo cavallo- Nella sera susseguente lo stesso venne ucciso nelle gole di Castelpetroso, ed è naturale che gli assassini i quali lo massacrarono, depredarono anche tutti gli effetti, che asportava-

Ignoro perfettamente se il detto de Sanctis portava in quella circostanza altro denaro di sua esclusiva spettanza-

Lettagli l’à confermata, e si è sottoscritto

Gioacchino Occhionero

       Il Giudice

S. Evangelista

I de Laurentis Sost

Onesta Cifelli fu Giuseppe, d’anni 44, contadina domicilata in Castelpetroso

Interrogata sul motivo del suo arresto, ha detto ignorarlo-

Fattale noto di essere stata arrestata  perchè si sono rinvenuti in sua casa un fucile militare e due baionette intrise di sangue, e dimandata opportunamente sul modo come dette trovansi sporcate di sangue,

Ha dichiarato

Signore = Nei principii del mese di Ottobre ultimo molti mie paesani, e fra questi mio figlio Domenico Cicchino , vennero qui in Isernia provvedersi di fucili, che si dispensavano da queste Autorità- In tale occasione detto mio figlio ricevette un fucile militare con la corrispondente baionetta, e che è appunto quella che io stessa consegnai a’ Carabinieri Reali – Detto fucile non è stato affatto adebito da quell’epoca, e si conoscxe dalla rugine, la quale per essere è stata giudicata essere sngue – (Dopo tre o quattro giorni …..) cancellato – La baionetta alla paesana, anche rinvenuta in casa mia  non è de’ miei figli, ma si appartiene a Luca Armenti  nipote di D. Giovanni Armenti, che da molto tempo diede a tenere al mio figlio Domenico per l’amicizia che tra essi vi passava – A conoscere che la mia famiglia abborre dal sangue, le manifesto, che in quella sera in cui restò disfatta la colonna Garibaldina, venne in mia casa a rifuggiarsi un giovanotto di circa anni 18 per nome Carmine, ed io lo tenni nascosto per tutto il corso della notte, anche col consenso de’ miei figli, anche a pericolo di vita

Fatto giorno passo una catena de’ Garibaldini arrestati, ed io fui obbligata consegnare detto giovinotto per scampare dal pericolo- Detto individuo è vivo e non ha guari s’incontro con mio figlio verso Lucera di Puglia e mi mandò a ringraziare per averlo scampato dalla morte- Un’altro Garibaldino che fuggiva unitamente a quello da me ricoverato,  dubitò di ricoverarsi anch’esso in mia casa  temendo qualchè tradimento-

Ad altra domanda ha dichiarato- In quel giorno in cui avvenne lo attacco mio figlio stava a lavorare sulla strada consolare  e non faceva parte de’ contadini armati, perchè il fucile gli venne consegnato dopo quello attacco-

Ad altra domanda, ha dichiarato, che essa non conosce chi erano coloro, che conducevano arrestati i prigionieri per non conoscerli-

Da tale lettura di questa dichiarazione, ha detto contenere il vero, e di non saper scrivere per cui l’abbiamo segnata noi e di nostro segue firma + altr due firme illegibili

5.4 Castelpetroso

Il  Municipio, sentite le autorità distrettuali e provinciali, accetta di fatto il governo dittatoriale.

Processo verbale dell’interrogatorio del sindaco di Castelpetroso Tommaso Forte davanti al giudice istruttore del distretto di Isernia

Castelpetroso, 19 aprile 1861

Riproduzione a stampa della cc. 100 r.

A.S. Campobasso, Atti sul brigantaggio e processi politici

n.95/2

Rif. Pag. 100

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno diciannove Aprile in Castelpetroso Innanzi a noi Michele Carbone Giudice Istruttore del Distretto d’Isernia è comparso previa citazione D. Tommaso Forte di Domenico, d’anni 52, Sindaco del Comune di Castelpetroso

Dopole debite avvertenze di rito, e fatte assicurazioni di non avere rapporti colle parti, interrogato convenevolmente

Ha dichiarato = Nel giorno nove  Settembre (forma abbreviata) 1860 ci fu partecipato il telegramma della istallazione del Regno Dittatoriale  nel Regno delle Due Sicilie .

Il Municipio di cui era Sindaco accettò di fatto il Governo Dittatoriale essendosi posto in relazione colle Autorità Distrettuali Provinciali che erano emanazione di quel potere- Nel giorno prima 8  (abbr. mese) Isernia fece la sua reazione che si propagò presso tutti i comuni del distretto- Il mio Municipio però si mantenne saldo sino alle 6 del dì mese di S. bre, quando ………………………………….

Di Giovanni Armenti armato di fucile coll’assistenza di Michelangelo Cifelli, già arrestato nelle distrettuali, Fiore Armenti, Giovanni  di Stellante Valentino, Felice Cifelli fu Addolorato, Angelo  D’Uva fu Giovanni, ed Angelo Martella armati del pari di fucile, e tutti senza far parte della Guardia Nazionale, e senza il debito permesso della polizia, proclamò reazione adducendo di aver ricevuto carta bianca. Gli atti di reazione furono i seguenti. Disarmò in compagnia dei predetti il Supplente D. Domenico D’Uva,  D n Serafino Cifelli, D n Giuseppe Ferrara,  Domenico Fabrizio Nicola Palumbo, Geremia Paolelli, D Ferdinando Cifelli, Giovanni Pugliese, ed altri e me ancora-

e  p io         ad     sc nare             Il grido di viva Francesco 2, che però non venne acclamato da questa popolazione. S’impossessò del quartiere della Guardia Nazionale e tenendovi i quadri borbonici che erano stati abbandonati nella Cancelleria Comunale- Istallò una guardia a suo talento, e nominò Sindaco a vita Nicola Palumbo, il quale pigliò possesso principiando a fare una perquisizione in casa del locandiere Giovanni Martella nel dì 7 del…  …., e dopo tale operazione diede un pranzo in casa D’Innocenzio Ferrara a Giacomo Armenti, e compagni- Per evitare che la canaglia diretta dal detto Armenti non eccedesse in strage e saccheggi prendendo esempio da  ……., il supplente Sig. ?  D’Uva, il Ca.. D. Serafino Cifelli ed il Parroco Dn Giuseppe Giancola fecero direttamente una dimostranza personale presso il maggiore Landi, il quale dispose che il Supp (abbr di supplente) ex  Ca                                                            a comandare La Guardia di pubblica sicurezza, e dispose che l’Armenti fosse arrestato-  Il di costui arresto fu eseguito la sera de’ sette, egli si trovò in dosso un uff. ? che Landi aveva diretto al Sindaco pel disarmo, ed un pezzetto di carta, che egli spacciava per carta bianca, il quale non conteneva altro che  un foglio di via

segue fino a pag. 104

pag. 151 stralcio

giunti vicino al camposanto  colà viena un’altro Garibaldino ferito che si disse essere un medico di Sparanise. Domenico di Francesco Santantuono

Rif. Pag. 200

Ill.mo Signore

Ill.mo Signor Regio Procuratore presso Il Tribunale Circondariale di Isernia

Signori

Fra le vittime di quel tremendo disastro piombato sulla Colonna del Nullo tra Pettorano e Castelpetroso il 17 Ottobre 1860, lo assassinio del mio Sig Suocero Nicolamaria de Sanctis ex Guardia di Onore  di Campobasso richiami la giustizia di diversi Giudici Istruttori, i quali accapparono come il disgraziato fu barbaramente ucciso a colpi di scure, derubato di oltre quattrocento ducati che aveva nella valigia in qualità di Quartier mastro pagatore; Del cavallo; delle armi; spogliato dell’uniforme, e per una terribile ironia gittato il pesto suo cadavere su dal ponte che resta nella strada di Castelpetroso , la ove furono commessi e consumati altri inauditi crimini..

La processura istruita dal primo Giudice di Carpinone verso il Maggio 1861 Dietro replicati fogli di lumi da me presentati, liquidava i fautori del reato, e l’ex  Procuratore Generale dell’abolita Gran Corte Criminale di Campobasso confirmava i mandati  di deposito contro

Amodeo Zappitelli,

Cosimo Giancola,

Addolorato Folliero di Antonio,

Diamente Giancola,

Fiore d’Uva,

Addolorato Vecchiarelli,

Martino Forte,

Isidoro Notte,

Vincenzo Vecchiarelli,

Domenico Zappitelli,

Marino Zappitelli,

tutti di Castelpetroso

Posteriormente poichè non si vedeva arrestato alcuno dè sopradetti imputati per futili motivi addotti dal Capitano della Guardia Nazionale di Castelpetroso, lo stesso Procuratore Generale trasmetteva direttamente all’arma de’ r. Carabinieri di Isernia nuovi mandati di cattura per gli enunciati imputati i quali a scherno quasi della stessa giustizia si vedevano nel proprio paese attendere alle domestiche faccende.

Siccome volge il terzo anno, il processo tutto è che compiuto, non vedesi rimesso alla Sezione di accusa, dovendo io costituirmi parte civile in giudizio, ne interesso vivamente la giustizia della Signoria Vostra per sollecito invio, e per le pratiche dell’arresto degli altri imputati che finora non sonosi costituiti nella Carcere

Da campobasso addì 3 maggio 1863

Giuseppe d’Onofrio

Riferimenti:

Pag. 201   26/6/1863 – Richiesta di scarcerazione di Domenico di Francesco

Pag. 202   20/6/1863 – Richiesta di scarcerazione di Domenico di Francesco da parte della giunta comunale di Castelpetroso

Vari appelli

Pag. 210 ——————-Riscontro pendenze penali su 110 indagati sia sul circondario di Campobasso ed  Isernia

Pag. 260 ——————- Istruttoria per 108 imputati di :

Cospirazione ed attentato per cambiare la forma del Governo, di eccitamento alla guerra civile, di arresti arbitrari a 6 ottobre 1860-

Di grassazione con omicidi nelle persone di molti Garibaldini, di arresti arbitrari su di altri Garibaldini , avvenuti la sera e’ 17 ottobre dello stesso anno 1860 in Castelpetroso / Molise/

Fatto

Nel giorno 6 ottobre 1860 Giacomo Armenti fu Pasquale, reduce da Isernia nella sua patria di Castelpetroso affermò di aver colà ricevuto dal Potere Militare Borbonico Carta Bianca per la quale proclamando il ristabilimento del Governo de’ Borboni alle grida di Viva Francesco II° si accinse al disarmo della Guardia Nazionale armandovi i suoi complici, rimossa dalle cariche municipali coloro che le occupavano.sostituendovi altri, e segnatamente all’ufficio di Sindaco un tal Nicola Palumbo  –

In unione di altri complici lo Armenti arrestò i germani D. Ernesto ed Ettore Forte, e D. Giuseppe Ferrara, che dopo un giorno libera. In uno, immutando lo stato precedente,  assunse a se il potere e la somma dell case-

Era il paese in tale stato di disordine ed incertezza di avvenire, quando in sulle ventitre ore italiane del giorno 17 ottobre 1860, alla nuova dello sbandamento e della rotta presso al vicino paese Pettorano della colonna de’ Garibaldini  capitanata dal Colonnello Nulli, che una voce si sollevò in Castelpetroso, All’armi all’armi a riunir gente, furono sonate a stormo. Presti si trovarono all’invito molti contadini,  armandosi chi di fucile, chi di scure, e chi di picca.

De’ Garibaldini che per quella volta aveano cercato un scampo  fu il primo a subire gli orrendi eccessi dell’immane ferocia di quella gente il Sig. Nicola De Sanctis di Campobasso che barbaramente venne sacrificato, e poi derubato, e denudato fin della camicia e delle scarpi-

E  proseguendo quella turba  le tragiche scene di sangue fino a circa tre ore della notte si fece a percuotere chi con la scure, e chi esplodendo il fucile su i Garibaldini che transitavano l’adiacente strada che mena a Campobasso; si che spense quarantaquattro Garibaldino, quanti il di seguente ne numerava Giuseppe Procaccini -/ vol. 2 del processo pag. 20/-

Come le vittime cadevano estinte, cosi tosto erano dagli assalitori  denudate-

La sopravvegnenza della notte non isminui la furente ferocia di quei popolani; e novelle vittime venivano al di seguente riserbate-

Il Garibaldino Sig. (abbr) Salvatore Caropreso di Visciano di Calvi era condotto arrestato per la via d’Isernia il mattino de’ 18 Ott e quando presso il cimitero di S. Giuseppe in Castelpetroso raggiunto da Domenico Di Francesco fu Antonio fu da costui con un colpo di fucile ucciso-

Nella notte precedente e nel mattino de’ 18 Ott. molti Garibaldini per più favorevole fortuna, campata la vita, erano stati arrestati e condotti al Posto di Guardia – Di essi al numero di 18 spediti in Isernia per la via di Carpinone sventuratamente pervenuti in questo paese furono con irresistibile violenza strappati a’ condottieri, e fucilati-

Attesocchè il fatto savvaci pasto per quel che concerne la uccisione de’ Garibaldini travasi genericamente comprovata essendosi mercè la  disumazione verifato il fatto permanente delle ossa?      spolpate di varie di quelle vittime sepolte qua e la ne’ campi prossimi a Castelpetroso; e d’altronte in via suppletoria con lo esame di molti testimoni si è costatata la uccisione e lo spogliamento di quarantaquattro Garibaldini -/ Vol. I pag 118, 190,191 – Vol. 2 ? 173, 174, 20-

Attesocchè dall’istruzione risultano sufficienti indizi per ritenere Giacomo Armenti autore, e gli altri imputati segnati sotto il numero secondo fino al nono inclusivamente complici nel reato de’ 6 ottobre 1860 costitutivo dell’attentato per cangiare la forma di governo, nell’arresto dei fratelli Ernesto, ed Ettore Forte-

Del porvi sufficienti prove ed indizi gravano a peso degl’imputati segnati ne’ numeri dieci e seguenti a tutto il numero cinquanta inclusivamente che li designano autori delle uccisioni e grassazioni de’ Garibaldini= e di essi imputati i tre notati sotto a’ numeri 10,11, e 12 Cifelli Arsenio cioè, Cifelli Nicolangelo di Salvatore, e D’Uva Giovanni; oltre a fatti di uccisioni e grassazioni avvenute a 17 Ott.e di cui ora si è cennato, presero eziandio parte nella reazione del 6 dello stesso ottobre-

Per Salzilli Teodoro e da osservare che comunque il processo non somministri indizi pur ritenendolo  autore o complice nelle uccisioni avvenute a Castelpetroso il 17 ottobre, pure è provato che egli era un celebre reazionario, che durante la reazione d’Isernia e Castelpetroso e’ seguiva le bande Borboniche,e fu in Isernia; di che da colà dispose l’arresto di D. Gregorio Rizzi di Roccamandolfi che trovasi per esser liberale nascosto in Castelpetroso-

Quanto ad Armenti Innocenzio, per cui da Pubblico Ministero domandassi un proseguo d’istruzione rilevasi che quantunque giovi disporre ed eseguire il proseguo pure gl’indizi raccolti sono bastevoli ad autorizzare la cattura per essere interrogato- Oltre alla voce quasi pubblica che correva nel paese, e che lo designava autore dell’uccisione d’un garibaldino, fu precisamente veduto dal testimone Giuseppe D’Uva quando esplose il suo fucile ed uccise il Garibaldino-/ V. 2 fas. 93, Vol.1 fas. 138.

Anche sul conto di Giancola Agostino fu Pasquale pesano sufficienti indizi di reità per disporre la cattura- Già egli stesso chiamato come testimone /Vol.1 fas. 151 confessò di aver arrestato de’ Garibaldini; ma oltre a questo fatto vi è l’altro che in unione del fratello Ginesio, e di Domenico Di Francesco Santantuono depredava i Garibaldini e distribuiva il prodotto- /Vol.7  fas. 49/-

Attesocchè a carico degl’imputati notati a’ numeri cinquantuno e seguenti a tutto il numero sessantuno l’istruzione preparatoria non somministra prove che abbiano i medesimi contribuito alle uccisioni e grassazioni de’ Garibaldini ne’ di 17 e 18 Ott.e 1860- Il fatto che è loro imputabile è di avere partecipato all’arresto de’ medesimi Garibaldini. Per tale reato gl’indizi sono sufficienti per tutti gli undici imputati nominati sotto a’ numeri sudetti.

Ma oltre a questo  nessun fatto preciso è certo desumersi che accennasse a reato maggiore- Ed in vero nello stato attuale dell’istruzione non potrebbesi aver tale elemento da ritenere che Domenico D’Uva fosse stato complice di Giacomo Armenti nella reazione de’ 6 ottobre- La sola nomina a Capo Urbano non basta a convincerlo; poichè quella nomina trova spiegazione nella diversa condizione dell’Armenti, ed in quella del D’Uva- Giacomo Armenti era un contadino, e D’Uva proprietario principale ed influente del paese; benissimo l’Armenti potea ritenersi e di far cosa grata al primo proprietario del paese, al quale forse era soggetto per altre cause, nominandolo Capo Urbano; e bene anche, e forse con certezza D’Uva accettò il carico per l’ utile del paese- Di fatto dopo pochi giorni il D’Uva intollerante degli eccessi dell’Armenti si cooperò ed arrestò costui- Non può con fondamento considerarsi complice di Giacomo Armenti colui che non solo vi fu unito in alcun fatto (stop a trascrizione, continia ancora per 13 facciate)

SECONDO FASCICOLO Busta 125/2/a

Rif. Pag. 26 testimonianza di D. Nicola Santoro fu Salvatore d’anni 60 proprietario di Pettorano – l’indifferente

Citato e comparso

Rif. Pag. 58 testimoniannza di D. Giuseppe Giancola fu Biase d’anni 60 Arciprete qui domiciliato- l’indifferente

Interrogato analogamente ha risposto-

Per evitare che Giacomo Armenti, il quale si era messo alla testa  de’ rivoltosi, non avesse commesso eccessi, io D. Serafino Cifelli, e questo supplente D. Domenico d’Uva, peniammo di bene andare in Isernia dai Superiori Militari- Di fatti giunti colà: il Maggiore Sardi, dispose che il detto d’Uva avesse preso il comando  della Guardia di Pubblica sicurezza,  e si fosse proceduto all’arresto dell’Armenti, come fu eseguito_

Ad altra dimanda, risponde

Al mattino del 18 ottobre 1860 pei o prei, vidi molta gente assembrata innanzi la Cappella di S. Giuseppe, ed in qual che distanza? fui chiamato correre in quel luogo- Vi andiedi, e rinvenni un’individuo esananito o esanunito di forze, e quasi prossimo a rendere l’anima a Dio per le ferite riportate_ Lo stesso, a richiesta venne da me confessato, e gli somministrai delle uova, che feci portargli da una donna, che non ricordo, che stava colà vicina_ Confessato che si ebbe, venni fatto chiamare, dopo che avevo dato pochi passi, e l’infelice mi scongiurava, mi fossi impegnato farlo qui rimanere, che non si fidava più camminare, e di non farlo fucilare_ Siccome vi era un gendarme , da cui credevo dipendesse il destino del misero, che mi si disse  essere andato da Martino Forte a rilevare un cavallo, pensai parlare collo stesso, al ritorrno che abrebbe fatto; ma poi chiamato dalla moglie di Domenico Zappitelli per far dare la benedizione ad un suo ragazzo, lasciai quel luogo, e non potei mettere in esecuzione il mio disiramento _ Altro non vidi in quel giorno_ Il mattino seguente poi venni dalla vice pubblica accertato, che quell’individuo era stato finito di uccidere_

Ad altra dimanda,  risponde

L’uno che comprai da Amideo Zappitelli un binocolo, che mi disse aver ritrovato,  ed è pur vero che lo stesso venne rimesso al Sotto Governatore Venditti_

Precedente lettura e conferma a’ sottoscritto

Giuseppe Arciprete Giancola

di Giuseppe  (Giuseppe di Giuseppe)

Morelli (Cancelliere sostituto)

Nota : molti dei paesani interrogati sostenevano di aver  ricevuto dai comandanti borbonici  in Isernia carta bianca procedendo al disarmo di tutti i nazionali nemici dell’ex Re Francesco II°

21/11/1860 Castelpetroso

Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli

Rif. Pag.89

Nello stesso dì

Citato è comparso-

Germano Armenti

Fu Berardino, di anni 26, contadino qui domiciliato_ L’indifferente-

Dietro gli avvertimenti di rito-

Analogamente interrogato, a’ risposto-

Il dì seguente al deplorevole fatto di Pettorano / 17 Ottobre 1860 / , io, mio fratello Antonio, e Martino Forte di Innocenzio, noi due armati di fucile, commiliti della Guardia Nazionale, ed esso mio fratello inerme, ci recammo sul luogo di orrore, ed osservammo, che molti giacevano nudi cadaveri stesi al suolo- In tal rincontro ci fu dato imbatterci con un individuo, che disse chiamarsi Giuseppe di Martino di Vitulano, ferito in testa, spoglio nelle vesti, e con una sola pezza di lana che copriva la ferita_ Il misero in vedendomi armato di fucile, cercò soccorso- Non potendo praticare verso lo stesso altra opera di pietà, m’ indussi chiedere dal Sacerdote D. Agostino Cifelli, che colà si trovava, affinchè avesse somministrato al detto di Martino, che diceva essere pure musicante, una camicia, onde covrire le carni_ Il Cifelli tosto si prestò alla mia richiesta, e mandò a prendere nella sua masseria degli abiti, e rivestito fu da un gendarme, con altri garibaldini provenienti da Cantalupo avviato per Isernia_ Ignoro quale sorte fosse spettata all’infelice_

Altro non conosco_

Prendente lettura e conferma a’ sottoscritto_

Germano Armenti

di Giuseppe

? Morelli

Rif. Pag. 90

Testimonianza di Antonio Armenti sulla stessa riga del fratello

Rif. Pag. 91

Nello stesso giorno

Citato è comparso

Innocenzio Forte

Fu Giuseppe, di anni  64 contadino qui domiciliato – l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato convenevolmente, a’ risposto

La sera del 17 Ottobre 1860 a circa le ore 24 si ritirò in casa mio figlio a nome Martino, portando un cavallo sellato, che disse aver rinvenuto sulla strada nuova, che conduce a Campobasso ligato vicino ad una pietra- In sulle prime esitai tenere l’animale, ma poscia, meglio pensando, lo feci mettere sull’aia, che si resta vicino la mia casa al Villaggio Le Camere, e la sella la conservai in detta casa, per quindi mettere l’uno, e l’altro a disposizione della Giustizia_ Il mattino seguente poi nel mentre mi tratteneva a governare sulla detta aia il ridetto cavallo che stava ferito nelle natiche, vennero circa dieci villici armati con un gendarme_  Fra costoro eravi Andrea Cicchino, il quale dicendo chel ( apostrofo prima della l) cavallo a lui si apparteneva, per averlo guadagnato nel combattimento, dietro un colpo di fucile tirato allo stesso, rimanendone ferito, e lo prese, e cogli altri in un colla ulla che gli restituì, lo portarono via _ Ignoro a’ chi si apparteneva l’animale, non avendo manifestato in quel rincontro il Cicchino, e che i suoi compagni, come pure cosa  siccure fatto.

Ad altra domanda risponde_

Tommaso Armenti, e Raffaele Cifelli di Agostino possono somministrare lumi alla giustizia in tale avvenimento, essendo venuti in compagnia del Cicchino, e collo stesso ripartiti

Altro non conosco,_

Precedente lettura, e conferma a detto essere illetterato-

di Giuseppe

? Morelli

Rif. Pag. 92

Nello stesso dì

Citato è comparso

Alessio Ricci

Fu Giovanni, di anni 40, contadino qui domiciliato – L’indifferente

Dietro le avvertenze di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto-

E’ vero, che ‘l mattino del 18 ottobre 1860 sendomi (o essendomi) recato nel mio fondo detto la Chiusa in poca distanza dalla mia casa sita nel Villaggio Limprete, vidi un cadavere ignudo, ed ignoro chi si era e che chi ucciso_ Solo mi costa che lo stesso venne il  dì seguente rilevato da quel luogo, e seppellito nel fondo del Cancelliere Comunale D. Serafino Cifelli de’ germani Ginasio wd Agostino Giancola_

Altro non conosco_

Precedente lettura conferma a detto essere illetterato-

idem

Rif. Pag. 93

Nello stesso dì

Citato è comparso-

Giuseppe d’Uva

Fu Cosmo, di anni 27  contadino qui domiciliato – l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente, a’ risposto

La sera del 17 Ottobre 1860 stando sulla finestra della mia casa di abitazione, posta nel Villaggio Limprete, vide un galantuomo che fuggiva per la consolare inseguito da gran calca di popolo, il quale nel ponte Casarini raggiunto da un mio paesano Innocenzio Armenti, venne ucciso con un colpo di fucile che gli scaricò d’appresso, mentro l’infelice cercava difendersi con la sciabola che armiva o armava_

Ad altra dimanda, risponde

Il mattino seguente poi Fiore d’Uva mi manifestò che in quella medesima sera, dopo aver disarmato un galantuomo di cognome de Sanctis innanzi la casa di Giacomo de Francesco, lo avea col suo compagno Amodio Zappitelli privato di vita con colpi di scure_

Altro non conosco

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

  1. di Giuseppe

? Morelli

Rif. Pag. 94

Nel dì stesso

Citato, è comparso

Vincenzo Giancola

Di Antonio, di anni 23, proprietario qui domiciliato- l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto-

La sera del 17 Ottobre 1860 dopo le ore 24 nel rientrare nel Villaggio Limprete, ove abito, vidi il mio paesano Addolorato Vecchiarelli, che seco conduceva un cavallo con sella, e de’ panni

Sopra- Ignoro a chi si apparteneva il detto cavallo, e come fosse capitato nelle mani del Vecchiarelli-

Ad ogni altra dimanda è stato negativo-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere analfabeta

  1. di Giuseppe

?  Morelli

Rif. Pag. 95

Nello stesso dì

Citato è comparso-

Matteo di Francesco

Fu Cosmo, di anni 50, proprietario qui domiciliato l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito.

Interrogato convenevolmente, a’ risposto

Non è affatto vero, che mi trovai presente alla uccisione del nomato de Sanctis, e nettampoco che nella divisione del danaro rinvenuto allo stesso mi toccarono due piastre; mentre il colpo di fucile ricevuto in quel giorno, lo fu, purchè stavi a travagliare nel mio fondo vicino la consolare, ove successe l’avvenimento-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

di Giuseppe

?   Morelli

Noi Giudice

Atteso che vi è fondato motivo a ritenere, che il testimone mentisce il vero alla giustizia

Ordiniamo

Che sia sperimentato facendolo stare in questo posto di guardia-

di Giuseppe

?    Morelli

Nello stesso dì

Citato è comparso

Diamante di Francesco

Di Benedetto, di anni 21, contadino qui domiciliato – l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente a’ risposto-

Verso le ore del mezzogiorno del 18 Ottobre 1860 stando a travagliare nel mio territorio alla contrada Bottone in quest’agro, intesi in poca distanza un colpo di fucile- Mi avvicinai, e vidi colà i due miei paesani Domenico di Francesco, e Genasio Giancola armati di fucili, e di scure, e sulla strada  semivivo un garibaldino,- Avendo detto ai ripetuti individui, perchè lo aveano sparato, mi minacciarono di vita, e quindi dando de’ colpi di scure all’infelice lo privarono di vita, e gli venne in poca distanza data sepoltura dall’altro mio paesano Cosmo Giancola, il quale altri colpi di scure non mancò dare al ridetto garibaldino-

Ignoro ogni altro fatto consumato in quel giorno

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

di Giuseppe

? Morelli

L’anno milleottocentosessantuno, il giorno ventidue Novembre in Castelpetroso-

Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistiti dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli;

Volendo risentire il testimone in  esperimenta Matteo di Francesco, lo abbiamo fatto tradurre alla nostra presenza in questa Casa Comunale, scortato da ‘questa Guardia Nazionale-

Dietro gli avvertimenti

Interrogato analogamente , a’ risposto

Quando mi trovo aver dichiarato precedentemente è il vero, non avendo altro ad aggiungere, o variare alla prima diposizione-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

?   Morelli

di Giuseppe

Noi predetto Giudice

Poichè il testimone seguita a mentire alla Giustizia

Dispone

Che sia ulteriolmente esperimentato in questo posto di guardia-

  1. di Giuseppe

? Morelli

N.B. Morelli è Cancelliere sostituto

Ciarimenti su divergenze di testimonianza tra D. Serafino Cifelli e Michele Messere sul luogo da essi di notato sotto il nome di Camposanto, e di Cappella di S. Giuseppe, e lo stesso ed identico, appellandosi con doppia denominazione

Nello stesso giorno

Cittato, è comparso

Giovannantonio d’Uva

Di Giuseppe di anni 12 contadino qui domiciliato. L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto

Nel giorno 17 Ottobre 1860, il Sindaco D. Tommaso Forte, con bastone in mano mi obbbligò andare a suonare le campane af arme, co’ miei paesani Lonardo Ferrara fratello di D. Giuseppe Ferrara, e coll’ultimo figlio di Geremia Paolella, di cui ignoro il nome- Mi è altresì ignoto il motivo pel quale Forte fece suonare le dette campane; ma certo si è che tutto il popolo era in rivolta pel passaggio de’ garibaldini-

Altro non conosco-

Precedente lettura,  e conferma a detto essere illetterato-

  1. di Giuseppe

?    Morelli

Rif. Pag. 117

Test . di D. Domenico D’Uva sulla questione del cavalo e del valigiotto

Rif. Pag. 122 Tommaso Armenti sulla questione cavallo

Rif. Pag. 123 Raffaele Cifelli Idem

Rif. Pag. 128

Nello stesso dì

Citato, è comparso-

Salvatore Palumbo

Fu  Bonifacio, di anni 65, proprietario qui domiciliato- Padre dell’imputato Nicola Palumbo

Dietro gli avvertimenti di rito.

Interrogato analogamente, a’ risposto-

Nel mattino del 18 Ottobre scorso anno andai con Geremia Paolella a curiosare sulla strada nuova pel deplorevole avvenimento del giorno innanzi-  Li osservammo, che lungo la strada giacevano un circa 33 garibaldini stesi al suolo, nudi cadaveri, uno ferito in testa, ed un’altro immune da ferite- Intando la plebaglia inveiva contro i due che avea a’ campata la vita, ed un gendarme si sforzò salvarli, e quindi con altri tredici che erano nelle masserie de’ Cifelli mandati in Isernia per la volta di Pettorano- Un’altro poi, che avea cercato salvarsi salendo su di una quercia, venne dalla canaglia scoverto, e fatto calare, con i predetti ligato e spedito pure in Isernia- In mezzo a coloro che circondavano la quercia in parola, mi ricordo, avea distinto il solo Beniamino orfaro- Vi era anche in quel luogo, forsi pure per curiosare, il Sacerdote Agostino Cifelli, il quale alla mia presenza, non commise atti di violenza contro i ripetati garibaldini-

Dimanda risponde-

Non fidando più vedere quella scena, ci ritirammo in paese, e giunti vicino la Cappella di S. Giuseppe, osservammo, che giaceva a terra ferito un’individuo, circondato da molta gente –

In tal mentre, dalla parte della Madonna della Libera venne Domenico di Francesco S. Antonio ? con altri compagni armati, portando prigioniero il Sacerdote D. Gregorio Rizzi di Roccamandolfi, e due altri garibaldini- Il Santantuono consegnando ai suoi compagni i tre ridett’individui si avvicinò, ov’era questa gente, ed avendo visto l’infelice che giacea a terra, gli disse” chi viva” Il misero, rispose “ Vittorio”- i allora il detto Domenico di Francesco, gli diede un calcio. Sendosi però alzato, alla chiamata de’ ridetti due altri garibaldini, onde si fosse seco loro associato, il di Francesco, col codurcio del fucile, dandogli altre colpi lo fe cadere da sopra un muro a secco, che guarda la strada, nel sottoposto terreno, e quindi scaricandogli contro un colpo di fucile, lo tolse ai vivi-

Ad altra dimanda, risponde-

Non avvertii, in Beniamino Orfano (Astore), avesse preso parte in quell’avvenimento e se avesse maltrattato con parole l’estinto-

Ad ogni altra dimanda, è stato  ripetitivo

Precedente lettura, e conferma a detto essere illetterato

Idem

Rif. Pag. 129

Nello Stesso dì

Citata è comparsa

Concetta Vacca

Fu Giacomo, di anni 49, contadina qui domiciliata – l’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente a’ risposto-

Il mattino del 18 Ottobre 1860, gran calca di popolo si vedea dal paese innanzi la Cappella di S. Giuseppe fuori l’abitato- Mossa da curiosità vi andiedi colle mie paesane Maria d’Uva moglie di Pasquale Forte e Giacinta Cifelli- Giunta sul luogo osservai che un individuo stava seduto a terra, grondante sangue per effetto di ferita ricevuta in testa- In tal mentre, dalla volta di Cantalupo vennere altri due individui col Sacerdote Rizzi di Roccamandolfi, questo fu dato in consegna a D. Domenico d’Uva, ed i primi venivano spediti in Isernia- Domenico di Francesco Santantuono, che con altri portava costoro, ordinò che il primo si fosse ligato cogli altri due, e mandato in Isernia; ma poi nell’atto l’infelice si avvicinava pel suo destino, cadde dalla strada nel sottoposto fondo, e quici dal di Francesco venne privato di vita con un colpo di fucile scaricatogli in petto, dopo averlo lorchè si alzava da terra per obbedire ai suoi ordini dato due colpi col codurcio del detto fucile- Intimorita dall’esplosione del colpo ne andiedi via ed altro non vidi-

Precente lettuta, e conferma a’ detto essere illetterata-

Idem

Rif. Pag. 130

Nello stesso dì

Citato è comparso

Giacinta Cifelli

Fu Giacomo di anni 50 contadina qui domiciliata – L’indifferente-

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogata analogamente , a’ risposto-

Gran calca di popolo si vedea la mattina del 18 Ottobre 1860 innanzi la Cappella  di S. Giuseppe, che si resta in poca distanza dall’abitato- A vedere di che trattavasi, mi spinsi andarci, e  mi accertai che un individuo ferito in testa, e con colpo di fucile alla coscia, era guardato da quella  calca, in mezzo alla quale, conobbi il solo Gioacchino Cifelli, non ricordo se armato di fucile, o di scure-  In tal mentre dalla parte della Madonna della Libera giunsero altri due individui e ‘l Sacerdote Rizzi di Roccamandolfi, accompagnati da Domenico di Francesco Santantuono, ed altri che non conobbi- Allora il di Francesco, dopo aver mandato sul paese il solo Sacerdote Rizzi, dandolo in consegna a D. Domenico d’Uva, ordinò, che quello che giaceva colà seduto, dovea cogli altri due essere scortato in Isernia, e quindi consegnato all’infelice due colpi col codurcio del fucile che armava, lo fece alzare da terra – Il misero carpone cercò obbedire agli ordini del malvaggio, ma sfinito di forze o forza cadde e si precipitò da un muro a secco, che guarda la strada  nel sottoposto terreno- Lungi il di Francesco dall’essere commosso dallo stato dell’infelice gli scaricava una fucilata  in petto e così lo privò di vita, dopo avergli detto “ apici bassi  Fatti la Croce “- Presa da spavento mi ritirai in paese, ed altro non vidi-

Posteriormente appresi che al detto individuo fu in quel medesimo luogo data sepoltura da Pietro Forte, dopo averlo spogliato della camicia e giacca, che sole avea, mentre così fu  da me visto, non avendo calzone, ne scarpe ai piedi-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma, a’ detto essere Illetterata-

Rif. Pag. 132

Nello stesso dì

Citata e comparsa

Maria d’Uva

Di Giovanni di anni 60, contadina qui domiciliata

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogata analogamente a’ risposto-

Avendo il mattino del 18 Ottobre 1860,  visto, di innanzi la Cappella di S. Giuseppe, o Camposanto, erasi riunita molta gente, spinta da curiosità, vi andiedi in unione delle mie paesane Concetta Vacca e Giacinta Cifelli- Giunta colà, osservai che un galantuomo, come si sembrò dal volto, giacea seduto sopra d’un sasso, ferito in testa, intriso di sangue- In quel momento sendoci avvicinate all’infelice, cerco da mangiare, dicendo che stava da tre giorni digiuno, allora Annantonia Ferrara, che colà si trovava, andiede in casa, e gli portò delle uova e delle salsicce- Dopo che il misero ebbesi rifocillato,  sopragiunse il nomato Domenico di Francesco Santantuono, portando con altri il Sacerdote Rizzi di Roccamandolfi e due individui arrestati dalla volta di Cantalupo, in vedendo quell’infelice, dandogli due colpi col codurcio del fucile, lo fece andare a terra, ed ordinò si fosse agli altri due ligato per esser menato in Isernia, mentre il Rizzi fu dato in consegna al Sig. Domenico d’Uva- Nell’alzarsi quell’individuo, gli mancaron le forze, e cadendo si precipitò nel fondo sottoposto alla strada- Lo snaturato di Francesco, lungi dall’esser commosso dalla posizione dell’infelice, più fiero delle belve stesse, gli scaricò contro il suo fucile, e lo fece cessare ai vivi-

Altro non conosco

Precedente lettura, e conferma, a’ detto essere illetterata

Idem

Rif. Pag. 133

Nello stesso dì

Citata è comparsa

Annantonia Ferrara

Fu Feliciano, di anni 26, contadina qui domiciliata

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogata analogamente, a’ risposto

Allorchè il mattino del 18 ottobre 1860 venne da Domenico di Francesco Santantuono, con colpo di fucile ucciso un galantuomo vicino la Cappella di S. Giuseppe, o Camposanto, io corsi a curiosare, e quell’infelice, dicendo che stava da tre giorni digiuno, chiedeva di mangiare- Mossa da pietà gli somministrai delle uova non solo, ma anche della salsiccia,  dell’acqua- Cio fatto se o ne andiedi via e d’altro non conosco dell’avvenimento-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterata-

Nello stesso d’

Citato, è comparso

Salvadore Vacca

Fu Biase, di anni 43, prpprietario qui domiciliato

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto-

Dopi i deplorevoli fatti del 17 e 18 Ottobre 1860, Domenico Giancola e Domenico Notte, il di seguente, dopo che i garibaldini prigionieri erano stati spediti per la volta di Carpinone in Isernia, mi dissero, che D. Tommaso Forte avea loro somministrato della munizione la sera dell’avvenimento incoraggiandoli andare sulla strada nuova di dove passavano fugenti i garibaldini-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma a firmato

Salvatore Vacca

Idem

Nello stesso dì

Citato è comparso

Dionisio Paolella

Di Geremia, di anni 29, sarto domiciliato in questo comune- L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente a’ risposto

Dalla sola voce pubblica venni informato, che Nicola Cifelli fu Generoso co’ figli Arsenio, e Felice, non che Giovanni Cifelli fu Giuseppe presero una parte attiva nel massacro de’ garibaldini, avvenuto la sera del 17 Ottobre 1860 lungo la Consolare che da Pettorano mena al Villaggio Limprete, mentre io non mi ci trovai presente- Giuseppe Procaccino ed Angelo Ranallo di Pettorano nel volgere di questo anno mi manifestarono Chel (apostrofo tra la e e la l ) detto Giovanni Cifelli si era vantato seco loro di aver ucciso sei o sette garibaldini, mentre il Ranallo affermava pure lo stesso pel detto Nicola Cifelli- La stessa voce pubblica mi fece venire a conoscenza chel (idem) Sacerdote D. Agostino Cifelli il mattino del 18 stesso mese sendosi recato sulla cennata consolare s’intratteneva a ligare i garibaldini ch’erano stati fatti prigionieri, altri a spogliare, altri a vestirne-

Ad altra dimanda, risponde-

Verso i principi del detto mese di Ottobre, Giacomo Armenti, accompagnato dai nipoti Luca Armenti, nonche da Felice Cifelli fu Eduardo, Giovanni Orfano, Arsenio Cifelli di Nicola , Nicola d’Uva fu Francesco, venne in mia casa per disarmarmi, come infatti l’ultimo, vidi il d’Uva si fece consegnare il mio fucile-

Dimandato, risponde-

La sera del 17 stesso mese di Ottobre, sendomi recato nel posto di guardia, osservai che Michele  Ciello condusse arrestato un garibaldino, che lo sitrovò  (siltrò) (sitrò) cogli altri che si erano trattenuti, fra quali un Inglese, ed un’altro di Bonefro- Dalla calca fui espulso, dal Posto di Guardia, e d’altro ( o daltro) non vidi- Il mattino seguente furon gl’infelici con altri spediti in Isernia per la volta di Carpinone, ove posteriormente appresi, essere stati sagrificati (con la g) –

Ad ogni altra dimanda è stato negativo-

Precedente lettura, e conferma a’ sottoscritto

Dionisio Paolella

Idem

L’aano milleottocentosessantuno, il giorno venticinque Novembre in Castelpetroso_

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistiti dal Cancelliere Sostituto Sig: Morelli, previa citazione, è comparso_

Giuseppe Ciello fu Costanzo

Di anni 66, contadino qui domiciliato_ L’indifferente, a’ risposto

Il mattino del 18 Ottobre 1860, spinto da curiosità, andiedi sulla strada nuova, per vedere il massacro de’ garibaldini, che diceasi fatto il dì precedente, e di fatti o d’fatti osservai che circa 33 cadaveri giacevano nudi _ Non potendo resistere a tale vista mi restituì in paese, ma giunto innanzi la Cappella di S. Giuseppe, osservai un’altro che giaceva ferito in testa, circondato da gran calca di popolo- In tal mentre sopragiunse Domenico di Francesco  S. Antuono, il quale dando spietatamente due colpi col codurcio del fucile a quell’infelice lo fece alzare da terra- Questo però esinanito di forze, cadendo si rovesciò dalla strada nel sottoposto fondo, ed allora il di Francesco, tirandogli un colpo di fucile in petto lo fece mancare ai vivi- Vi era in mezzo a quella calca, anche Beniamino Orfano, armato di fucile, ma non vidi se anch’egli avesse preso parte in tale uccisione-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma, a’ detto essere illetterato-

Idem

Nello stesso d’ì

Citata è comparsa

D.a  Diamante Perna   pag. 142

Fu Michele di anni 40, gentildonna qui domiciliata

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogata analogamente, a’ risposto

Verso la sera del 17 Ottobre 1860, andiedi in Chiesa, perchè si dicea essersi esposta la Vergine per gli avvenimenti di quella fatale giornata

Eravi molta gente intenta alla preghiera e di un tempo entrò il Sacerdote D. Agostino Cifelli, il quale sentendo le grida frammiste a d’rotto di pianto disse” Statevi quieti, che ci siamo quietati”

Altro non ricordo

Precedente lettura e conferma a’ detto essere illetterata

Idem

L’anno milleottocentosessantuno il giorno venticinque Novembre in Castelpetroso-

Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistiti dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli-

Volendo conciliare la contradizione che emerge delle dichiarazioni di Angelo Giancola, e Matteo di Francesco sirtenti ai fogli 142 V.l’e 95 Vol 2° abbiamo fatto novellamente venire alla nostra presenza i ripetuti Giancola, e di Francesco-

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogati analogamente-

Il primo a’ risposto, che non per scienza propria  conosce il fatto delle due piastre, che disse innanzi al Sig. Giudice Istruttore aversi guadagnato il di Francesco nel parteggio (purtuggio-pentuggio) del denaro, che si vuole preso all’ucciso D. Nicola de Sanctis, ma sibbene pur detto dall zio di esso di Francesco a nome Domenico di Francesco fu Antonino.

Il secondo si è tenuto fermo nella sua primitiva dichiarazione, sostenendo non aver affatto ricevuto le due piastre cui accennava il Giancola, mentre non si trovò presente all’avvenimento, c’l colpo di fucile lo riceve nel mentre stava a travagliare nel suo fondo in confine colla strada nuova, ove successe il deplorevole fatto.

Di tutto ciò si è formato questo verbale che letto ai dichiaranti, an’ confirmato ciascun per la parte che gli riguarda, e quindi è stato sottoscritto dal solo Giancola, essendosi l’altro asserito illetterato

Angelo Giancola

  1. di Giuseppe

?. Morelli

Al Signore

Al Signor Giudice Regio di Carpinone

Signor Giudice

Tra i non pochi misfatti consumati in Castelpetroso la sera del 17 Ottobre 1860 il più atroce senza dubbio si fu quello perpetrato in persona del mio Signor Suocero D. Nicolamaria de Sanctis ex Guardia do Onore, il quale seguendo la Spedizione del Colonnello Nulli, con lo incarico di Quartier Mastro Pagatore, cadde vittima delle scuri fraticide di quei naturali barbara genia sitibonda di sangue, e di spoglie umane-

Il di lui cavallo sellato con vali’’’ di color amaranto contenente quattrocento ducati che rimaneva in potere di un tal Pasquale Vecchiarelli di Castelpetroso istesso,  che dopo lo arrivo di Cialdini in Isernia si vide obbligato a consegnarlo al Sottogovernatore d’allora  S. Venditti, dal quale io l’ebbi, forniva alla giustizia indagatrice sicuro mezzo allo scoprimento de’ carnefici-

Oppure, non si sà per qual fiero destino dopo i diversi lumi da me sommessi al Procuratoire Generale presso la Gran Corte Criminale fin da Novembre del passato anno, dopo alcuni elementi somministrati dal Regio Giudice di Campobasso di seguito allo arresto di 10 contadini di Castelpetroso, volge ormai un anno senza che fossero stati assicurati alla giustizia gli autori indicati nel rapporto fatto dal di lei predecessore, e tra questi più di ogni altro il soprannominato Pasquale Vecchiarelli col suo ben tristo figlio Addolorato, i quali attendono pacificamente alle loro cure-

A lei però cui fu commessa specialmente dal Regio Giudice Istruttore la istruzione di questo processo io presento la mia istanza, a Lei il cui zelo al disimpegno della carica, ed accuratezza nello accapar le pruove mi sono pur troppo noti, onde voglia nella Sua giustizia procedere in seguito alle raccolte pruove ad assodare un ingenere col reperto del cadavere che mi si fa credere asseverantemente essere stato sepolto, separatamente dagli altri, nella contrada  Intiprete di Castelpetroso presso un Ponte della Stada Nuova-

Potrà, quanto al rinvenimento e per procedere con tutta accuratezza sentire e servirsi di guida di  Berardino Tammaro di Bojano, il quale mi si dice, che transitando pochi giorni dopo lo avvenimento per quella Strada Nuova presso al ponte riconobbe il cadavere del disgraziato a lui troppo noto, e si fece la carità cristiana di meglio covrirlo di terra onde non fosse rimasto preda di cani come quei tristi l’aveano lasciato dopo avergli derubato e cavallo, ed armi, ed orologio d’oro con catena ed abiti, ed un 500.00 ducati circa-

Dopo che la di lei giustizia si sarà servita del cadavere per stabilire lo ingenere, nel caso fosse possibile il rinvenimento, sarà mia cura ed obbligo dargli una convenevole sepoltura

Non conoscendo da ultimo se tra i testimoni abbia Ella inteso un tal Michele Messere di Castelpetroso le rimetto qui annesso un foglio di lumi tal quale mi venne da lui consegnato, onde ne faccia Ella quell’uso di giustizia

Carpinone 14 Ottobre 1861

Giuseppe d’Onofrio

Notamento degli uccisori del Guardia D’onore D. Nicola de Santis

Il primo che le menò (miccò)  un colpo di pietra fu Isidoro Notte di Cosimo, il secondo fu che le pigliò la briglia del suo cavallo Fiore D’Uva fu Filippo, il defunto diccea a Fiore D’Uva fu Filippo per carità non mi uccidete che sono un Guardia di onore, e vado Pescalangiano presso del mio Capo Plotone (plutone), e per combinazione mi trovo unitamente con questi, per carità non mi uccidete-

Giunse Cosimo Giancola di Giovanni li diede un colpo di accetta sul collo, e si abbandonò sopra al collo (del) cavallo, in questo indefinito tempo giunse Amodeo Zappitelli che li tirò un colpo di accetta sul capo- Addolorato Vecchiarelli strappo la briglia dalle cura ??? mani di Fiore D’Uva, e portò sopra al paese il cavallo, e lo consegno al suo padre Pasquale Vecchiarelli venditore di sale, nella presenza di D. Domenico D’Uva il Pasquale Vecchiarelli diceva a D. Domenico vi sono molti danari nella balice, e lo baciava . Come ancora fu preso il p u l(?) di castoro, ed il cappotto-

Diamante Giancola figlio di Celidonio ebbe le pistole del defunto D. Nicola de Santis, e li presero altri danari che portava alla cintura , quando fu spogliato da questi uccisori furono pigliati da circa sessanta piasre, li pigliò Amodeo Zappitelli circa dieci piastre e l’orologio furono pigliati da Addolorato Follione o Follicone altre sei piastre, furono pigliate da Matteo de Francesco l’occhialone di avolio (avorio) a due registri, fu pigliato da Amodeo Zappitelli li stivali che portava ai piedi , furono pigliati dal più carnefice uccisore Vincenzo Vecchiarelli figlio di Pasquale venditore privilegiato, dietro fatto lo spoglio fu strascinato da tre manigoldi cioè, Marino Zappitelli figlio di Amodeo, Cosimo Giancola, Domenico di Costanzo, e questi tre lo portavano lungi circa un tiro di fucile sopra un ponte lo menarono a basso. Dei quali tre furono veduti da Antonio Forte; dietro di questo i medesimi uccisori del defunto de Santis ne uccisero altri due Signori che non si rilevano da me chi fossero-

Io Michele Messere di Castelpetroso-

Si aggiunge altre due persone_

Alessio Bini

e Liberato Bini

Notamento dei sparatori della sera del giorno 17 Ottobre 1860

 

Primo capo Compagnia militare Giovanni Ruoti guidava esso come militare-

Giovanni Giancola con due figli Cosimo e Addolorato-

Giuseppe Giancola fu Donatantonio e suo figlio Vincenzo

Celidonio Giancola e suo figlio Diamante-

Domenico Tamburro fu Nicola-

Antonio Forte di Luigi x

Martino Forte-

Giuseppe Ruoti-

Liberantonio Notte fu Gaudenzio-

Arcangelo Notte di Lionardo-

Benedetto Notte di Raffaele  Sartore x

Carmine Forte di Felice sergente di milizia-

Cosimo Ruoti fu Giulio x

Il figlio di Ascanio x

e Domenico di Francesco Santantuono non contento di quelli della sera, ma nel far del giorno la mattina andava per la campagna dove fuggivano quei poveri nazionali per il corso della giornata ne uccisero altri due; dippici alle ore venti del giorno 18 ne uccise il medico di Sparanise al pubblico. Ed ignoro altre quantità di gentaglia che portavano unitamente con esso il Domenico de Francesco fu Santantuono-

Io Michele Messere di Castelpetroso-

Busta 126/1/a

Tribunale del Circondario di Isernia

Contenente  Deposizioni dei testimoni escussi nel processo

Contro

Cosmo Armenti e gli altri individui indicati nel notamento annesso al vol: 1°: e nell’indice annesso al Vol. 3°

Imputati di (2)

Cospirazione ed attentato diretto a cangiare e distruggere la forma del governo e di altri reati, giusta il suddetto notamento annesso al Vol. 1° = avvenuti in Castelpetroso dal 6 al 18 ottobre 1860

————————————————————————————————————————

1b

Tribunale del Circondario di Isernia

Volume contenente i’ salvacondotti accordati dalla già Corte crim. Processo

Contro   idem come sopra

Imputati di    Idem come sopra

——————————————————————————————————————–

1c

Tribunale del Circondario di Isernia

‘’’’’’co di Carpinone                                                                 Mandamento di Carpinone

Processo

Contro

Cosmo Armenti ed altri di Castelpetroso giusta il notamento annesso al volume 1°

Imputati di

Cospirazione ed attentato diretto a cangiare e distruggere la forma del governo e di altri reati, giusta il suddetto notamento annesso al Vol. 1° = avvenuti in Castelpetroso dal 6 al 18 ottobre 1860

Ben sei crudel se tu già non ti duoli

…………………………………………………

E se non piangi di che pianger suoli ?

Dante

Fatto storico

“ Moviamo taciti e rispettosi, orme leggiere stampiamo, giacchè umana polve in questo suolo calpestiamo !

“ Chi son desti ?

“ Seguaci del prode di Montevideo, del Varese, Marsala, Milazzo, Capua……..

“ Come moriano e qui insepolti rimanevano ?

“ Il fratello da’ tristi sedotto

“ Il fratello infelice svenò !

“ E perchè ?………. e quando ?……..

“ ed……. in………qual modo?

“ Sperarono quelli un caduto trono rialzare e la sera del 17 Ottobre 1860

“ i secondi a colpi di pietra, o scure

“ o fucile massacrarono ed uccisero.

Tale dolorosa storia narravaci amica voce, ma ben più funesta tragedia approfondimmo dalle seguenti pagine.

Si avvanziamo mesti, si orme leggiere stampiamo, chè troppo di questo suolo biancheggia di ossa di fratelli ! Si una lagrima ed una prece di riposo a quelle anime sorelle a cui è amor tomba la valle, al par del calvario santificata, dal ruscello fiancheggiata e dalla solitudine circondata: la Valle che atteggiata a dolore non più produce la mesta viola, non più rallegra col canto dell’usignuolo, non più imparadisa coll’azzurro del cielo; il ruscello che non più mormora quasi a rispetto del riposo degli estinti, la solitudine che non più risponde colla dolente eco! Possa cittadina carità di gentile anima fare in modo da additarti ai lontani nepoti con modesta pietra ed umile croce! Chè, se il vederli ancora insepolti fa dispetto, anzichè attribuirlo ad umana neguizia, facciamolo dipendere dagli altissimi voleri di Dio che forse nell’avello medesimo non vuole uniti e l’uccisore e l’ucciso.

Ma i prodi di colui che fece rivivere gli Argonauti sotto Giasone, i 300 alle Termopoli, il pugno di Normanni sotto  Guaimario e che riputavano tai cose o esagerazioni dell’antica favola, o finzioni del fervido intelletto de’ Greci, o slancio della delicata  poesia italiana sino a tanto che non vedemmo ciò possibile colla spedizione de’ mille, com’erano sopraffatti in queste contrade? Vi furono Eroi che li superarono? No. Mirate gli sciagurati sedotti, vedeteli appiattati e dietro la quercia e dietro la rupe: aggrediscono l’inerme, son sopra a chi non ha compagni, ed uccidono e spogliano,e spogliano ed uccidono con aguato e prodizione!

Infelice de Sanctis! Sventurato Caropreso! I vostri carnefici son noti: la notte non ricopria col suo denso velo le mani che si rendeano impure col macchiarsi dello innocente vostro sangue! D’Uva Fiore, Forte Martino, Giancola Cosmo, Notte Isidoro, Vecchiarelli Addolorato e Vincenzo,

Zappitelli Amodeo, Carmine e Marino, di Francesco Domenico ed altri risponderanno alla Giustizia della vostra vita; ma voi cento altri a noi ignoti, e che pur mesti avete fatti o genitori o figli, o madri o spose, ed in mancanza di tutto noi vostri fratelli, la Patria, Deh sorgete, almeno per poco, ed additate di chi cadeste vittime, poichè a stento la giustizia potè liquidare Armenti Innocenzo, Bertone Domenico, Cicchino Fiore Michele, Cifelli Giovanni, Cifelli Nicola, D’Uva Giovanni, Follieri Giovanni, Follieri Celidonio, Follieri Nicola, Giancola Celidonio, Giancola Ginesio ed Agostino, Giancola Diamante, Ricci Liberato ed Alessio, Tamburro Nicola, Tamburro Domenico,Tamburro Giovanni, Toto Candido Zappitelli Domenico dal perchè il mistero della notte, come dicemmo, ricoprì, a nostro dispetto, i fraticidi, che l’un l’altro si celarono, si scusarono,                si difesero; e le vittrici truppe italiane, so pravvenute ? per vendicarvi, maggiormente fecer chiuder la bocca a’ colpevoli: e se i sopradetti con altri si scopriano o fu perchè appena consumato il reato ebbero la impudenza vantarsene nella lusinga d’un premio, come s’era lor fatto sperare da’ tristi, o perchè nel dì consecutivo non cessarono d’essere feroci, disumani.

Ma fu la speme di rialzare un trono che spinse le masse contro quest’infelici? No, tre volte no, già il dicemmo:

Il fratello da’ tristi sedotto

Il fratello infelice svenò

E noi spogliandoci da ogni prevenzione, da cronista imparziale dir dobbiamo che ne’ tre volumi del processo altro non vediamo che l’ingordigia della preda, il pregiudizio, il fanatismo religioso. Maledetto chi seppe profittare della ignoranza delle masse per inspirare a queste tali sentimenti! Il centesimottavo salmo è poca cosa per costui e più di questo s’abbia il disprezzo della posterità, l’abborrimento della Patria! I Garibaldini furono designati spogliatori delle sostanze, rapitori delle donne altrui, nemici di Dio e della Religione sua, ma chi leggerà queste carte ch’è vera storia, perche storia contemporanea, franca e scevra di passioni, si persuaderà che i borboni difensori non ebbero, o che almanco se indirettamente questi esseri negativi credettero giovarli non agirono co’ mezzi ch’ha l’uomo che appoggia la giusta causa, la causa del diritto. Gli atroci misfatti che si consumarono da’ pretesi difensori di chi si dice discendente di S. Luigi, non hanno neppure uno sdrucito lembo della veste politica; non onoriamo di tanto le belve in forma umana, saressimo simili alla Curia Romana che elevò a Santo un Gusman che la Società ebbe ribrezzo chiamare uomo!

Ma ancora Tranguggiamo sino all’ultima stilla il calice delle amarezze.

Il disgraziato Caropreso il 18 ottobre, giorno successivo alla disfatta della Colonna Nulli, è trovato seminudo, semivivo tra le campagne, E’ recato su di un asino in Castelpetroso: vuolsi menare in Isernia con altri compagni suoi, ma giunto al Cimitero S. Giuseppe / orribile e fatale coincidenza / cade spossato: domanda l’ultima parola del conforto dal ministro della Religione dell’Uomo-

Dio, e nel raccomandarsi l’anima, implora pel corpo, e forse si avea la vita ma sopraggiunge un tigre= Di Francesco Domenico= questi lo percuote, lo strazia: gl’impone gridare Viva Francesco 2  ,colla fede del martire cristiano grida Viva Vittorio Emmanuele  .   è ucciso……….là muore !

Pace all’anima tua, diletto fratello, il nome tuo da oggi prende onorato posto nel martirologio italiano, ed a me resta dire

“ Bella immortal benefica

Fede ai trionfi avvezza

Scrivi amor questo…………

E troppo affranto l’animo nostro per occuparci di Armenti Giacomo che piucchè tristo stolto, ed anzichè stolto ebbro tentò promuovere una reazione nello stesso Comune di Castelpetroso il 6 Ottobre. Lo seguirono chi per tema, chi per buona disposizione e chi benanco per frenarlo Martella Angelo, Felice Cifelli, d’Uva Nicola pel primo motivo, pel secondo Orfano Giovanni Cifelli Nicolangelo, Cifelli Giovanni, Cifelli Arsenio, d’Uva Cosmo, d’Uva Giovanni, Mancini Giuseppe d’Isernia, pel terzo Armenti Cosmo  ed Armenti Fiore.

Spacciandosi lo stesso tener carta bianca e cariche concede e disarmi eseguisce, ed arresti consuma, che per buona ventura tristi conseguenze  non produssero, poichè un uomo si trovò che tanto frastornò, quello stesso che da vero ministro della vera Religione cristiana tanti uccisi sepellì, vogliam dire Armenti Sacerdote Giovanni. 

Ma tacer possiamo di chi suscitò l’allarme contro i Garibaldini?  Elementi gravi contro Forte Tommaso, da denuncia presentata, risultavano. Fu questa sviluppata, e se gravi rimaser le pruove o svanirono; se idea di giustizia spinse il denunciante o privata vendetta, a chi giudicherà l’ardua sentenza. Fosse la seconda cosa chè ripugnerebbe il pensiero che pur l’uomo culto si fosse D’infamie macchiato, e questa nostra speranza è avvalorata quando vediamo ch’ il Forte co’ figli Ettore ed Ernesto furon bersaglio de’ tristi nel 6 Ottobre detto anno.

 

Pruove generica e specifica

 

1° Un verbale e reperto di armi ed altri oggetti sequestrati a vari individui di castelpetroso arrestati in Campobasso col loro interrogatorio raccolto e compilato dal Capo undecima sezione della Guardia nazionale sig. Grimaldi Achille

2° Perizia legale de’ refertato oggetti fatti eseguire dal Sig. Giudice di Campobasso

3° I fogli istruttori esauriti da’ Giudice di Carpinone, e  S ta Elia, Guglionesi e Bonefro sono altrettante pruove generiche

4°Perizia e legale reperto delle armi rinvenute in casa di Cifelli Nicolangelo e Cifelli Onesta

5° Reperto del danaro presentato da Angelantonio di Filippo e trovato sulla strada  nuova ove avveniva il massacro de’ garibaldini

6° Può tenersi per prova generica l’uffizio dell’allor Supplente di Castelpetroso d’Uva Sig. Domenico

7°  Una prova generica suppletoria di disumazione trovasi al  (rif. ai vari fol)

8° Due testimoni depongono con giuramento sul tentato incendio, e due periti uno muratore, l’altro falegname ne assodono i guasti.

9° Reperto di Dti 8,28 somma risultata dalla vendita di un orologio

10° Verbale di disumazione e perizia Non essendosi rinvenuto il cadavere del medico di Sparanise si rimetteva foglio istruttorio per l’oggetto al Collega di Pignataro: l’incartamento rimessoci forma oggetto di prova generica.

11° Reperto d’un paio di stivali.

12° Infine come prova generica debbono ritenersi le dichiarazioni di

Martino Forte

Pasquale Vecchiarelli

Fulgenzio Cifelli

Nicolangelo Cicchino

———————————————————–

I testimoni specifici sono molti,  e spesso è stato mestieri sentire un reo per liquidarne un secondo

Il primo volume compilato dal Sig.Istruttore ci venne rimesso per prosieguo d’Istruttoria; lettolo vedemmo che molti de’ testimoni citati rimanevano ad indizi con altri che da quelli sorgevano. Colole loro dichiarazioni formammo il 2° Volume

Studiato il processo ci accorgemmo che molti imputati, vagamente nominati poco offrivano alla Giustizia. Per non rimanere alcuno impunito ci rivolgemmo all’Autorità Amministrativa locale, onde assodare co’ vicini, cogl’intesi de’ fatti pubblici e co’ probi il contegno degl’inquisiti. Ne ottenemmo un risultato del tutto negativo! Cagione e la situazione topografica di Castelpetroso e più ancora, forse, la tema di svelar se stesso manifestando gli altri. Tale lavoro forma parte del 3° Volume, nel quale si veggono pure i verbali di arresto di Zappitelli Amodeo e Tamburro Domenico co’ rispettivi interrogatorio e discarico. Di vantaggio sonvi interrogatorio e discarico di Palumbo Nicola e Forte Martino a noi presentatisi con salvacondotto_

Apre il 2° Volume un incartamento contro Bertone Domenico, Dal Collega di Cantalupo raccolto ed a noi rimesso, come autore di misfatti in questo tenimento consumati.

Il Sacedote Cifelli Agostino il 4 Ottobre scorso anno veniv’arrestato per voci sediziose: si fermava di ciò analogo processetto, ma in Novembre approfondendo su’ fatti consumati in Castelpetroso risultando anche in essi complicato, ordinammo che il processetto si fosse unito ed avesse fatto parte del processo grande. Stimammo inutile assodare le qualità morali di coloro che più specificatamente risultaron colpevoli, ma gli adempimenti di rito di tutti gl’ imputati sono in processo alla fine del 3° Volume: Pochi testimoni non sono stati intesi perchè assenti, come da correlativi certificati: più di questo sarebbe stato indispensabile udire Notte Addolorato come quegli che indicava nel suo interrogatorio in Campobasso tre individui, che per esisterne molti coll’istesso nome e casato, il Sindaco locale non potea darci i vicini, ma l’udizione del Notte fu anche impossibile per la su assenza.

Cifelli Pietro nominato dal Sig. D’Onofrio Giuseppe in un suo esposto non fece seriamente fermare la nostr’attenzione, poichè non risultando il Cifelli dalla dichiarazione di nessuno de’ nove individui arrestati in Campobasso, contrariamente a quanto il D’Onofrio era fatto ad esporre, supponemmo uno sbaglio di nome ed un errore di fatto_

Corredammo il Processo d’una lista di tutt’i i rubricati per ordine alfabetico distribuiti, indicando se detenuti o no, per quanto potemmo conoscere_ Ognuno tiene al margine ed i testimoni del carico, e la imputazione di cui è gravato_

Gli imputati carcerati in detta lista mostrano ove giace il loro interrogatorio e discarico. Credemmo che ciò potesse agevolare la fatica del foliario.

Ci auguriamo che non manchi d’altro, ed ove ciò  fusse (fosse) non a mancanza di zelo, lo si attribuisce, con questa lusinga, che il processo sia inviato, abbiamo ordinato

Carpinone 28 Febbraro

Il Giudice

  1. di Giuseppe

?. Morelli

Pag. 8

Al Signor Giudice del Mandamento di Carpinone

Signore

Il Sacerdote Agostino Cifelli da Castelpetroso trovandosi detenuto in queste prigioni mandamentali per  voluta inputazione di voci allarmanti contro l’attuale Real Governo; la prega volergli accordare la libertà provvisoria sotto quel mezzo di  sto ???  che le piacerà

Carpinone 5 ottobre 1861

Agostino Sacerdote Cifelli

L’anno milleottocentosessantuno- Il giorno 5 ottobre in Carpinone-

Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone

Vista la sapr  entti soprasente dimanda

Letti l’art. 8 32 di procedura penale

Concediamo o concordiamo o ordiniamo

La chiesta libertà provvisoria sotto la cauzione di lire mille  che luspi ? nei modi di legge

  1. di Giuseppe

(Salvatore Morelli Cancelliere) appunto

Frasii: sconvolgimenti politici- la voce pubblica

Foglio di Posizione

Dalla istruzione che si sta compilando pe’ fatti criminosi consumati in Castelpetroso in questo Mandamento dal di 6 al 18  ottobre1860, risulta, che, in quest’ultimo giorno, una banda di circa settanta persone di Carpinone e Cantalupo capitanata da Antonio Marzillo di Cantalupo si portava in quel comune, el Marzillo sana leggere una lettera a lui diretta dal Comamdante de’ volontari Teodoro Salzilli di Pizzilli, del tenor seguente = Signore=” Si porterà alla volta di Carpinone da dove prenderà quanta forza vuole, e muoverà per Castelpetroso, arrestando D. Domenico d’Uva con Pasquale Vecchiarelli, e saccheggerà le case di costoro, li scorterà qui una col Sacerdote D. Gregorio Rizzi di Roccamandolfi: che si fecero lecito di tr  re ?dalle mani degli armati= Al Sig. Antonio Marzillo di Cantalupo=Firmato: Il  Comandante= Teodoro salzilli-

Pur interessando alla Giustizia assodare, se in realtà il Marzillo si ebbe la lettera in parola, è pregato il Sig. collega del Mandamento di Cantalupo versarsi su tal fatto con quella sagacia ed avvedutezza che tanto lo distingue, facendo tenere gli alti o attii di risulta, una col verbale sulle qualità morali dello stesso, col minor possibile ritardoi, trattandosi di una proccessura che vien richiesta con premura da’ superiori-

Carpinone 2 Dicembre 1861

Il Giudice

Giuseppe di Giuseppe Il Cancell Sost.

  1. Morelli

Pag. 107  Incartamento per Teodoro Salzilli di Pozzilli

Le testimonianze su Salzilli : gode di pessima condotta

Segue a pag. 115  carichi pendenti ( un bel curriculum) furto,strupro e molto altro fino a pag. 116

Certifico io qui sottoscritto Sindaco del Comune di Pozzilli e riuniti, qualmente avendo perquisito i registri dello Stato Civile di S. Maria dell’Oliveto, in essi ho rinvenuto che Teodoro Salzilli figlio dei furono Domenico, e Irene Passarelli è dell’età di anni 35, essendo nato il 4 Maggio 1826-

Per uso della giustizia penale

Ed in fede

Pozzilli li 17 Dicembre 1861

Il Sindaco

  1. Sirneone

Filiazione di Teodoro Salzillo fu Domenico

Nativo di S. Maria dell’Oliveto

Dimorante in Pozzilli (è emigrato d’ più tempo)

Condizione possidente

Statura giusta

Capelli

Castani

Occhi

Naso giusto

Colore naturale

Mento tondo

Barba piena

Anni 35

Marche apparenti- sopraddente alla parte superiore destro

Per uso della Giustizia penale                                                 Ed in fede

Pozzilli li 17 Dicembre 1861

Il Sindaco

  1. Simeone

Pag. 148

L’anno milleottocentosessantadue, il giorno venti febbraio in Carpinone

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli, previa chiamata, è comparso-

                                                                   Leonardo Venditti

Fu Cosmo, di anni 44 proprietario del Comune di Carpinone

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto

Nel giorno 18 Ottobre 1860 a circa le ore 16, giungevano qui condotti dalla Guardia di Castelepetroso, circa venti garibaldini arrestati_ Io mi trovava in campagna, ed intesi una voce che mi chiamava a nome= Conobbi essere il nomato Nicola Palumbo del detto Comune di Castelpetroso, e mi avvicinai allo stesso- Allora costui mi premurò, non far offendere dai tristi del mio paese i ridetti garibaldini-  Mosso da sentimenti di umanità, inere alle voglie del Palumbo, e difatti dallo ingresso del paese fino al Largo della Croce frenai il popolo- Qui però giunti gran calca di popolo si fece loro sopra, e presero barbaramente a trucidarli- Quattro degl’infelici, che trovavansi ligati separatamente cercai salvarli tagliando col coltello la fune, e quindi insinuai loro fuga- Difatti costoro (sentirono) o sentendo i miei consigli si diedero le ?   gambe_ Visti dai rivoltosi volevan inseguirli, ed erasi per farsi loro sopra, ma un gendarme posse o posce in opera tutt’i mezzi per salvarli, conducendoli arrestati in Isernia, come venne eseguito, tanto che di uno di questi ultimi infelici o’ ricevuto posteriormente lettere-

A dimanda risponde

In quella scena di sangue  ne il Palumbo, ne gli altri individui della guardia di Castelpetroso presero parte alcuna , mentre vedendo il furore del popolo cercarono nascondersi-

Ritengo quindi che il Palumbo avea tutta la volontà di salvare quegli o quigli arrestati-

Ad altra dimanda è stato negativa

Precedente lettura e conferma a’ sottoscritto

Lonardo Venditti

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Pag. 150

Nello stesso dì

Citata è comparsa

Pasqua S. Uva

Fu Giovanni di anni 50 contadina qui domiciliata

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogata analogamente, a’ risposto

Il mattino del 18 Ottobre 1860, il mio paesano Domenico Tamburro fu Nicola, ritornando dal bosco con un fascio di legna di buon mattino, che dissemi le avea fatte nel giorno innanzi, mi disse, che al vallone dell Taverna in quest’agro, giaceva ferito un individuo, il quale gli avea chiesto aiuto, e di non averglielo potuto dare, perchè portava  le sudette legna- Allora io, per sentimenti di umanità, presi delle uova e gliela portai- Il ridetto individuo, dopo essersi rifocillato, mi disse essere il medico di Sparanise- In tal rincontro rimarcai, che lo stesso stava ferito sulla fronte, ma a mio credere, non mortalmente-

Ad altra dimanda risponde-

Il mio paesano Michele Giancola, che stava travagliare in suo fondo poco distante, avessi visto colà delle persone, venne, ed avendo visto quell’infelice, spogliato e scalzo, mandò a prendere il suo somaro, e con Giuseppe Donato ed altri che non ricordo, lo mise a cavallo e lo portò verso la stalla- Il dì seguente appresi che lo stesso era stato portato nel posto di guardia, e quindi nello stesso, nell’atto veniva mandata con altri in Isernia, giunto innanzi alla Cappella di S Giuseppe, Camposanto, venne ucciso; ma ignoro da chiPrecedente lettura, e conferma, a’ detto essere illetterata-

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Segue testimonianza di Michele Giancola che racconta quanto esposto sopra

L’anno milleottocentosessantadue il giorno 25 Febbraio in Carpinone

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto sig. Morelli, previa chiamata è comparso

  1. Angelo Vacca

Di Giovanni, di anni 34, (24) Sacerdote qui domiciliato-

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Analogamente interrogato a’ risposto-

Trovandomi a passeggiare fuori le mura di questo abitato, e precisamente per la strada che da qui mena al Villaggio Indiprete, giunto vicino alla Cappella di S. Giuseppe, o Camposanto, fui chiamato, non ricordo da chi, ad amministrare il sagramento della confessione ad un indivuduo, che giacea ferito, seduto sur di una pietra innanzi a quella Cappella Adempito che ebbi al mio ministero ne andiedi via, ed ignoro il destino dell’infelice

Precedente lettura, e conferma a’ sottoscritto

Angelo Vacca

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Provincia di Terra di Lavoro                                                                    anno 1862

Mandamento di Pignataro

Incartamento relativo alla nota istruttoria riguardante l’omicidio in persona di Salvatore Caropreso domiciliato in Visciano Comune di Calvi

A carico di

Domenico di Francesco Santantuono di Castelpetroso di Carpinone

A margine

Carpinone in Provincia di Molise

Risposta alla nota istruttoria del Giudice Mandamentale di Castelpetroso G.  di Giuseppe sui fatti di Castelpetroso e precisamente quelli riguardanti i fatti avvenuti alla Cappella di san Giuseppe del 24 Novembre 1861

Polizia Giudiziaria di                                                      Sparanise 24  Nbre 1861

Signore

Nel ritornarle la nota istruttoria che mi ha rimessa col Di Lei foglio del 18 andante, senza N°…; non saprei dirle altro, che il soggetto di cui si parla in detta nota, che in ottobre 1860 venne ammazzato in Castelpetroso, potrebb’essere un tal D. Salvatore Caropreso medico, oriundo di Napoli, che da più anni erasi ammogliato a Sparanise con D.a Maria Maddalena Ricca, il quale partì coi volontari; ma siccome lo stesso da qualche tempo non conviveva colla detta moglie ed erasi ritirato in Visciano di Calvi, dove esercitava la professione medica, e di là partiva come volontario, cosi potrà ivi dirigersi, donde potrà avere più precisi ragguagli sul contenuto in detta nota, non sapendo dal mio conto dirle dippiù.

Il Sup.te Giudiziario

Carlo ? lepolella

Al Signor Giudice del

Mandamento di Pignataro

La Signora Ricca era affetta da Podagra

Certificato medico “ per uso di giustizia”

Certifico io qui sottoscritto medico chirurgo di Sparanise qualmenta  (precisamente) la Sig.ra Maddalena Ricca di detto Comune è affetta da podagra, ed è febbricitante, e per cui è inh abilitata                         a potere viaggiare, ed in fede

Sparanise 10 ? del 1862

Antonio Sarno

Visto

Per la legalità della firma

Il Sindaco

F.co Colapietro (a?)

Visto

Gennaro Barone Lumaga Apice

L’anno milleottocentosessantadue il giorno ventuno gennaio su Sparanise.

Noi Alfonso Sammartino Giudice Regio del Circondario di Pignataro, assistito dal Cancelliere, ed in esecuzione della nostra precedente ordinanza, volendo ricevere la dichiarazione della Signora Maddalena Ricca inferma relativamente alla nota istruttoria sistente al folio  20 ci siamo conferiti                                     in questo Comune di Sparanise, precisamente in casa di essa Signora Ricca, ed avendola realmente rinvenuta giacente a letto, la mesesima alle analoghe domande ha detto chiamarsi Maddalena Ricca del fu Tommaso di anni 58 di Sparanise, vidua di Salvatore Caropreso La medesima dopo gli avvertimenti di rito ha promesso di parlare senza timore di dire il vero

Dimandata convenevolmente ha risposto che da circa sei anni dietro il di lei marito Signor Salvatore Caropreso di condizione medico abbandonò la casa coniugale, e si recò a far domicilio nel Comune di Calvi che nell’ avvicinarsi Garibaldi in queste contrade essa dichiarante seppe che suo marito si era  arrallato volontario in quell’armata. Che nel decorso anno non sapendo precisare il mese, ne il giorno seppe da un tal Antonio Ricca di Agostino di qui, reduce dalla armata Garibaldina, che il detto Caropreso era stato mortalmente ferito verso Isernia non ricordandosi precisamente il luogo, e che dopo tempo seppe per voce pubblica, non ricordandosi da chi che il detto di lei marito era morto in seguito di dette ferite che chiede la punizione del colpevole venendosi a scoprire, e rinuncia alla parte civile

Che in ultimo non ha testimoni da offrire alla giustizia.

Lettura data vi ha persistito e non sapendo scrivere abbiamo firmato noi col Cancelliere

A.Sammartino

Giov: Spina ?

L’anno milleottocentosessantadue il giorno ventuno Gennaio in Sparanise nella Casa Coimunale

Innanzi a noi Alfonso Sammartino Giudice Regio del Circondario di Pignataro, assistito dal Cancelliere, in seguito di chiamata si è presentato.

Antonio Ricca di Agostino di anni 26 di Sparanise possidente, il quale dopo gli avvertimenti di rito ha detto di non avere alcun vicinato di parentela colle parti

Interrogato analogamente ha risposto

Che nel mese di Ottobre del decorso anno milleottocentosessanta partì con una legione di Garibaldini per sedare una mostra reazionaria surta nel Distretto d’Isernia: di questa legione fece parte benanche il paesano Salvatore Caropreso In un giorno di quel mese tale legione si affrontò con una massa imponentissima di quei naturali detti scarpitti, e perchè sopraffatti dal numero esso dichiarante col Caropreso ed un altro di Pietramelara di cui ignora il nome e cognome si diede a gambe. Arrivati però in un punto si videro accerchiati da altra massa di scarpitti, e non potendo a costoro resistere, il Caropreso e l’altro compagno cedettero le armi, ma il dichiarante perchè più giovane per dirupi e per valloni si pose in salvo. La sera di quello stesso giorno non sapendo precisarlo, nelle vicinanze di Castelpetroso lo, esso dichiarante trovandosi in compagnia di Alessandro  Tatoli di Camigliano, che pur faceva parte di quella legione viddero andare alla loro volta un uomo con la sola camicia e tutta insanguinato per le diverse ferite che aveva ricevute, in cui riconobbero il paesano Caropreso. Costui nel vedere i due compagni disse loro che era stato saacrificato da quei tristi , e stava per rendere l’anima a Dio- Come di fatti non potendo più reggere se’ pur le ferite che per la capia del sangue versato, cadde quasi boccheggiante. Esso dichiarante col Tatoli vedendo che ogni opera sarebbe stata infruttuosa per salvare il sacrificato compagno, lo lasciarono prossimo a finire

Interrogato ha risposto

Di non saper precisare verano di quei malvagi

L’ì o S’ì o s’è perchè forestiere, e sì perchè il numero era sdrabacchevole

Dimandato ha risposto

Che raggranellata quella sperperata compagnia alcuni dicevano di esser morto il Caropreso, ed altri lo mettevano in dubbio; certo però si è che precise notizie non ne ha più saputo

Lettura data vi ha persistito e detto che contiene la verità e si è sottoscritto con noi e col nostro Cancelliere

Antonio Ricca

  1. Sammartino

Giov: Spina ?

L’anno milleottocentosessantadue il giorno ventiquattro gennaio

Innanzi a noi Alfonso Sammartino Giudice Regio del Circondario di Pignataro, assistito dal Cancelliere previa citazione si è presentato

Alessandro Ratolo di Pietro di anni 42 di Camigliano Maniscalco, il quale dopo gli avvertimenti di rito ha detto di non avere alcun vincolo di parentela colle parti

Interrogato analogamente ha risposto.

Che nel giorno diciassette ottobre del milleottocentosessanta esso dichiarante trovassi nelle vicinanze di Castelepetroso Distretto d’Isernia con la legione di volontarii per reprimere colà una orribile reazione fatta da quella gente perversa. Dopo varie ore di accanito combattimento questa legione fu sopraffatta dal numero, e poichè straniera a quei luoghi dovette la stessa curare qualche scampo; e scendendo una  costa o casta esso dichiarante in compagnia di Antonio Ricca di Sparanise, e di un tale di Pietramelara incontrò il compaesano Sig. Salvatore Caropreso, il quale occupava il posto di Sergente tra i volontari, tutto insanguinato per la copia delle ferite ricevute da quei malvagi, e con la sola camicia addosso

Il dichiarante con i compagni si afflissero dello stato in cui era ridotto il Caropreso e cercarono di   aiutarlo accompagnandolo in luogo sicuro qualora avesse potuto loro riuscire. Esso testimone , essendosi gli altri due allontanati lo accompagnò per buona pezza; ma il Caropreso vedendosi quasi prossimo a finire, consigliò esso testimone di porsi in salvo, e di situarlo sotto una muriccia, come il dichiarante medesimo eseguì; e la mattina seguente fu assicurato che il Caropreso per effetto delle ferite riportate terminò di vivere-

Ad ogni altra domanda è stato negativo

Lettura data vi ha persistito e sottoscritto con noi e Cancelliere

Alessandro Ruotolo

  1. Sammartino

Giov: Spina ?

Pag. 181

L’anno milleottocentosessantadue, il giorno ventisette Febbraio in Carpinone-

Innanzi a Noi  Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone assistiti dal Cancelliere

Sostituto Sig. Morelli, si è spontaneamente presentato

Martino Forte

D Innocenzio, d’ anni 36, contadino domiciliato in Castelpetroso-

Interrogato sull’oggetto della sua comparsa, a’ risposto-

Per la voluta imputazione che mi si addebita, della uccisione e furto in persona di D. Nicola de Sanctis la sera del 17 Ottobre 1860, mi è stato necessità munirmi di salvacondotto, che mi venne difatti rilasciato dalla G. Corte Criminale di Molise con deliberazione del 19 volgente Febbraio, e quindi mi presento a Lei, onde predi  re, il mio discarico, pria di presentarmi in carcere-

Noi Giudice sudetto

Visto il Salvacondotto, colla data come sopra-

Abbiamo rivolto al Forte le seguenti dimande-

  1. Sapete il motivo del vostro arresto ?
  2. Lo ignoro, mentre sono innocente di qualsiasi imputazione-
  3. Non uccideste, con altri, l’infelice D. Nicola de Sanctis, spogliandolo financo delle vesti ?
  4. No Signore- In quella sera dell’avvenimento non fui affatto sul luogo, ove dicevi avvenuto il crimine –
  5. Il dì seguente non facevate a gara per arrestare gli onesti cittadini ?
  6. No Signore, e solo prestai servizio, qual’ indeide della guardia-
  7. Avete testimoni a vostra discolpa ?
  8. Possono sentirsi Antonio Ferrara di Fiore, Giovanni Ferrara, d’Innocenzio, Costanzo Forte fu Donato, Giuseppe d’Uva fu Sabatino e Vincenzo Giancola fu Antonio di Castelpetroso-

Precedente lettura e conferma a’ detto essere illetterato

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Successivo mandato di comparizioni per i testimoni citati dal Forte   (pag. 182)

Vittorio Emanuele II°

Per grazia di Dio, e per volontà della Nazione

Re d’Italia

Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone

Mandiamo, ed ordiniamo ad uno dei nostri  uscieri di citare le persone qui sotto notate a comparire innanzi a Noi in questo Giudicato Regio, subito dopo l’intima della presente, dovendo essere intese in affari penali: mancando vi saranno costretti co’ mezzi legali-

Carpinone 27 Febbraio 1862

  1. C

Antonio Ferrara                                                                                 G. di Giuseppe

Giovanni Ferrara        

Costanzo Forte                                                                                   S. Morelli

Giuseppe d’Uva

Vincenzo Giancola

Pag. 183

L’anno milleottocentosessantadue, il giorno ventotto Febbraio in Carpinone

Innanzi a Noi Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli, previa citazione, è comparso-

Antonio Ferrara

di Fiore, di anni 35, contadino domiciliato a Castelpetroso- L’indifferente-

dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto

Non o’ inteso mai nominare il mio paesano Martino Forte, tra gli uccisori dell’infelice D. Nicola de Sanctis;  e siccome la mia abitazione si trova a circa un miglio distante dal luogo dell’avvenimento, così non potei vedere se lo stesso vi era – Credo poi che stava in casa-

Precedente lettura, e conferma a detto essere illetterato

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Pag. 184

Nello stesso dì

Citato è comparso

Giovanni Ferrara

D’Innocenzio, d’anni 40 proprietario domiciliato in Castelpetroso

L’ndifferente

Dietro gli avvertimenti di rito-

Interrogato analogamente, a’ risposto

Non vidi affatto il mio paesano Martino Forte la sera del 17 Ottobre 1860, e nettampoco il di seguente, e quindi ignoro se lo stesso avesse preso parte nella uccisione di D. Nicola de Sanctis, e negli arresti di galantuomini, e d’altri-

Precedente lettura e conferma a’ detto essere illetterato-

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Pag. 185

Nello stesso dì

Citato è comparso

Costanzo Forte

Fu Donato, d’anni 35 contadino domiciliato in Castelpetroso

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente a’ risposto

Ignoro, se Martino Forte avesse preso parte nella uccisione e furto inn persona di D. Nicola de Sanctis, mentre la pubblica voce, m’informava che Amodio Zappitelli gli diede il primo colpo in testa, e poscia  spogliato, e gli fu preso il cavallo dai figli di Pasquale Vecchiarelli Vincenzo, Addolorato e Girolamo; nettampoco conosco se il detto Forte avesse il dì seguente proceduto ad arresti-

Altro non conosco-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Pag. 186

Nello stesso giorno

Citato è comparso

Giuseppe d’Uva

Fu Sabatino, d’anni 54 (34) contadino domiciliato in Castelepetroso

L’ndifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente, a’ risposto

Non conosco, se il mio paesano Martino Forte si fosse immischiato nella uccisione e furto di D. Nicola de Sanctis la sera del 17 ottobre 1860; e solo il di seguente lo rimarcai in mezzo agli altri andar  curiosando sulla consolare, ove eran avvenuti i deplorevoli fatti- Non badai se lo stesso andava armato, o pure inerme, e se portava addosso un così detto zaino-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere iletterato-

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Nello stesso dì

Citato è comparso-

Vincenzo Giancola

Fu Antonio, di anni 23 contadino domiciliato in Castelpetroso-

L’indifferente

Dietro gli avvertimenti di rito

Interrogato analogamente, a’ risposto

Il mio paesano Martino Forte non fu da me visto affatto la sera del 17 Ottobre 1860, e quindi ignoro se lo stesso si trovò nel luogo vi venne ucciso D. Nicola dè Sanctis – Nè il di seguente vidi lo stesso, e quindi ignoro se avesse proceduto ad arresti-

Precedente lettura, e conferma a’ detto essere illetterato-

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Da pag. 188 a pag.191- certificazione- cert.ni di morte

Fino a pag. 202 altre certificazioni

Pag. 207

Ditenuto da

29 Luglio 1862

Tribunale del Circondario d’Isernia

Giudicatura di Carpinone

  1. del Rg. D’Istruzione Rg. Dell Procura del Re

================                                                          N. 682

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  1. del Rg. Della Giudicatura 15 del 1861

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Titolo del reato

==========

1° Eccitamento alla guerra civile tra gli abitanti di una stessa popolazione, e parte attiva presa nell’uccisione di due garibaldini

2° Uccisione di un garibaldino alla contrada Nuoto

Reati avvenuti ne’ di 17 e 18 Ottobre 1860 nel comune di Castelpetroso, e sue campagne

Contro

Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono di  ? D. Comune

Tribunale del Circondario d’Isernia

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Giudicatura di Carpinone

================

Interrogatorio

Dell’imputato Domenico di Francesco

=========================

L’anno milleottocentosessantadue, il giorno Sette del mese di Luglio alle ore 11, a.m. in Carpinone

Innanzi a Noi Avvocato Giuseppe di Giuseppe Giudice Regio del Mandamento di Carpinone, assistito dal Cancelliere Sostituto Sig. Morelli-

E’ comparso scortato dai Carabinieri Reali di Francesco Domenico Santantuono, di anni 47, nativo del Comune di Castelpetroso, ove domiciliato, di condizione contadino-

Ignoro per qual motivo sia stato arrestato, mentre sono innocente di qualsiasi reato-

Manifestatogli i carichi che gli si addebitano-

Risponde- E’ vero che scaricai un colpo di fucile contro Angelo Venditti del Comune di S. Angelo in Grotte, senza però ferirlo, ma perchè venni dallo stesso, e da altri suoi paesani, che non ricordo, aggredito mentre giravo per la custodia delle vigne- Non è poi vero, che abbia preso parte nell’uccisione del Medico di Sparanisi in Ottobre 1860, mentre lo stesso giaceva mortalmente già ferito a colpi di scure in testa, e di arma da fuoco nelle coscie innanzi la Cappella di S. Giuseppe, allorchè per ordine di un gendarme borbonico andiedi colà a rilevarlo per condurlo arrestato in Isernia e non ostante il detto gendarme mi avesse dato de’ schiaffi, imponendomi fucilarlo, pure non li esegui, tanto che avevo carico il mio fucile colla sola polvere- Nettampoco è vero essersi da me ucciso altro garibaldino, ed arrestato il Sacerdote Rizzi di Roccamandolfi, iln quale venne condotto in Castelpetroso dalle Guardie di Cantalupo, delle quali non ne conobbi alcuna, e solo di coloro che vennero di Carpinone in cerca del detto Rizzi, conobbi il solo Coronaro , di cui ignoro nome e cognome, di statura pure alta- che anzi il Rizzi venne da me fatto sciogliere, e consegnai a D. Domenico d’Uva mio paesano, che avea mandato a richiederlo-

Ad altra dimanda, risponde

Il fucile che mi fù sorpreso da’ Carabinieri la sera del 29 scorso luglio, è di mia proprietà, e ne feci acquisto, dietro il permesso ottenuto dal Re Vecchio  d’asportarlo; permesso che non ò potuto più ottenere-; e degli altri oggetti a me si appartiene il solo coltello, vendo gli altri del mio compagno, di cui non ricordo il nome e cognome

Non  o’ pruove a mia discolpa-

Di tutto ciò si è formato il presente verbale, che letto all’arrestato, lo a’ confermato, ed avendo dichiarato di non sapere nè scrivere nè sottosegnare, è stata firmata da Noi e dal nostro Cancelliere Sostituto_

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

Noi medesimo Giudice

Richiediamo il Comandante de’ Reali Carabinieri stanziati in Isernia, ed ora qui presente di procurare la traduzione dell’ arrestato nelle carceri d’Isernia a disposizione del Sig. Procuratore del Re presso quel Tribunale Circondariale, essendo stato da Noi interrogato, e cui saranno da Noi  testo inviati i presenti atti per l’organo postale-

Carpinone 7 Agosto 1862

  1. di Giuseppe
  2. Morelli

B 126-1/d

Corte d’Assise di Campobasso

N.! Reg.  Gle

Anno 1865                        P.D.  17 Dicem 69

Accusa contro                   P.D. 8 Marzo 1870

Innocenzio  Armento fu Domenico e della fu Carmine Forte, nato a dì   in Castelpetroso

Contadino

Accusato

1 Di attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere la forma del Governo e portare la strage contro una classe di persone, nel gorno 6 e 7 Ottobre 1860 in Castelpetroso

2 Di omicidio volontario a colpo di fucile in persona di un Garidaldino, depredandolo della spada e delle vestimenta che indossava.

Reato commesso nella sera del 17 Ott. 1860 presso Castelpetroso-

Sent.. d’accusa

6 Agosto 1864

N.B.

Questa causa è relativa a quella contro

Domenico di Francesco ed altri di

Castelpetroso

  1. 337 del 1866

Corte di Assise di Campobasso                                   Anno

  1. 10                                    1865

N.1 – N. 95

Rep. 5° n° 214

????? 1° Del Reg. Generale della Assise

Volume 8°

Causa

  • Domenico di Francesco Santantuono
  • Isidoro Notte
  • Dimodio Zappitelli
  • Marino zappitelli
  • Diamante Giancola
  • Fiore d’Uva
  • Vincenzo Vecchiarelli
  • Addolorato Vecchiarelli
  • Domenico Zappitelli
  • Addolorato Folliero
  • Nicola Cifelli
  • Nicola Folliero
  • Michele Giancola
  • Agostino Giancola
  • ? Giovanni ???? (strappato)
  • Foglio strappato
  • Innocenzio Armenti
  • Matteo di Francesco
  • Giovanni ?   strappata
  • Car? Strappata
  • Celidonio G’’ strappata
  • Ginepro Giancola
  • Diamante de Francesco di Castelpetroso

I

Di attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere e portare la strage contro una classe di persone per avere nei giorni 6 e 7 Ottobre 1860 nel comune …………..con voci sediziose di Viva Francesco Secondo disarmato………………….nazionale organizzandovi la Guardia Urbana, ed indi …….18 Ottobre suonando le campane a stormo, uniti……………e data la caccia ai liberali, e Garibaldini, arrestandoli……..

II

D’Uva Fiore

Notte Isidoro

Zappitelli Amodio

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Di Francesco Domenico

Giancola Celidonio

Zappitelli Marino

Zappitelli Domenico

2 di omicidio volontario in seguito di sedizione nonchè di furto……….. nella sera del 17 Ottobre 1860 presso Castelpetroso durante…………….ivi consumato, meni gli ultimi tre accusati, aggredito………….di uccidere il fu Nicola de sanctis, e con colpi di pietra, e f ………… davere, indi tutti lo rubarono del cavallo, dell valigia, ………..delle pistole, e delle vesti, che indossava……….

n.b. pagina incollata di lato

III

Armento Innocenzo

Il noto Giovanni

Di omicidio volontario in seguito di sedizione, nonchè di furto per avere nella sera del 17 Ottobre 1860 presso Castelpetroso durante l’attentato ivi consumato, il di Ruota aggredito un Garibaldino, che fuggendo si difendeva dai colpi si scure, che quello gli tirava mentre l’Armento con un colpo di fucile uccise il detto Garibaldino, ed indi entrambo depredato lo stesso della spada, e delle vestimenta che indossava

IV

Di Domenico Francesco  Santantuono

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo ?

Vecchiarelli Addolorato

di Francesco Matteo

Cifelli Giovanni

Giancola Celidonio

Bertone Domenico

Cifelli Nicola

Folliero Nicola

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Gineprio

Ruota Giovanni

Giancola Agostino

di Francesco Diamante ?

di complicità in grassazione accompagnata da omicidi … seguito di sedizione per avere nella notte dal 17al 18 Ottobre .. fuori Castelpetroso presso l’aia della Sig.a Ferrara  dietro concerto fra  essi , attesoi armati al passaggio i Garibaldini sbandati  nello scopo di depredarli ed ucciderli, ed in effetti scientemente si aiutarono, e facilitarono gli uni cogli altri nell’uccisione di 33 di detti Garibaldini, che depredarono di ciò che avevano, lasciandoli sull’aia  morti e completamente nudi

V

Di Francesco Domenico  Santantuono

di omicidio volontario in seguito di sedizione per avere nel 18 ottobre 1860 dopo l’attentato consumato in Castelpetroso presso la Cappella di S. Giuseppe al Camposanto ucciso con un  colpo di fucile il Medico fu salvatore Caropreso garibaldino, il quale all’invito avuto di dire Viva Francesco 2° rispose Viva Vittorio Emanuele fu precipitato in un vallone, ed ivi fucilato

VI

Di recidiva contro Bertone Domenico

Sentenza d’accusa

D’ 6 Agosto 1864

Foliario

In nome di sua Maestà

Vittorio Emanuele II

Per la grazia di Dio e per volontà della Nazione

Re d’Italia

L’anno milleottocentosessantaquattro, il giorno sei Agosto in Napoli

La Corte d’Appello di Napoli, sezione d’accusa

Composta da’ Signori Cav: Longo Vice Pres.te

Presidente, Cannavina, Lauria, Martinelli, Capuano Consiglieri e Giaccari Cancelliere Sostituto:

Udito il rapporto fatto dal Sostituto Procuratore Generale Sig. Tramontano, e la lettura data dal Cancelliere Sostituto di tutte le carte del processo compilato dal Sig. Vincenzo Iacovelli Giud.ce del Circondario di Campobasso

Contro

  • Armenti Giacomo fu Pasquale di anni 35 di Castelpetroso, contadino
  • Armenti Cosimo fu Pasquale di anni 43: id
  • Armenti Fiore di Giuseppe Nicola di anni 25 id
  • Cifelli Felice fu Addolorato, d’anni 33 id
  • D’Uva Cosimo alias conocchia di anni 51, id
  • D’Uva Nicola fu Francesco d’Alessandro, di anni 27, contadino, nato e dom. in Castelpetroso
  • Martelli Angelo, di anni 43, id
  • Orsano Giovanni di Stellante Valentino, di anni 33, contadino id:
  • Cifelli Arsenio di Nicola di anni 27 id
  • Cifelli Nicolangelo di Salvatore di anni 30: id
  • D’Uva Giovanni di Antonio Fischietto di anni 40: id
  • Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono di anni 46 id
  • Notte Isidoro di Cosmo, di anni 37 id
  • Zappitelli Amodio fu Antonio, di anni 49 = id
  • Zappitelli Carmine di Amodio di anni 18 id o 19
  • Zappitelli Marino di Amodio di anni 20 id
  • Giancola Celidonio fu Gennaro di anni 58, id
  • Giancola Diamante di Celidonio di anni 37:id
  • D’Uva Fiore fu Filippodi anni 27 id
  • Vecchiarelli Vincenzo di Pasquale di anni 34 : id
  • Vecchiarelli Addolorato di pasquale di anni 33.
  • Zappitelli Domenico fu Gabriele di anni 33 id
  • Follieri Addolorato di Antonio di anni 27 id
  • Di Francesco Matteo fu Cosmo di anni 31 id
  • Bertone Domenico di Tobia di anni 29, sarto di S. Angelo in Grotte
  • Cicchino Andrea di Matteo di anni 41 contadino, di Castelpetroiso.
  • Cifelli Giovanni di Giuseppe di anni 31 o 36 ? id
  • Cifelli Felice di Nicola di anni 24: id
  • Follieri Giovanni di Nicola, di anni 21 : id
  • Cifelli Nicola fu Generoso di anni 48 : id
  • Di Francesco Rosario fu Massimiliano di anni 44 id
  • Follieri Nicola fu Domenico di anni 62. id
  • Forte Carmine di Felice, di anni 40 id
  • Forte Martino d’Innocenzio di anni 38, id
  • Forte Pietro fu Felice di anni 32 id
  • Giancola Giuseppe fu Donatantonio di anni 60 o 66 : id
  • Giancola Michele fu Cassiodoro, di anni 31 : id
  • Giancola Addolorato di Giovanni di anni 34 id
  • Giancola Giovanni di Nicola di anni 65 id
  • Giancola Ginesio fu Pasquale di anni 48 : id
  • Orfano Beniamino di Francesco di anni 45 id
  • Ruoto Giovanni fu Filippo di anni 36 id
  • Ruoto Giuseppe fu Filippo di anni 34 id
  • Tamburro Giovanni di Giuseppe di anni 44: id
  • Tamburro Domenico fu Nicola di anni 53 id
  • Armenti Innocenzio di Domenico di anni 44 o 42 id
  • Giancola Agostino fu Pasquale di anni 51 id
  • Salzillo Teodoro fu Domenico di anni 37 id
  • Ciello Michele fu Francesco di anni 41 id
  • Di Francesco Alessio di Amodio di anni 24 id
  • D’Uva Domenico fu Francesco di anni 38 id
  • Di Francesco Domenico di Giovanni di anni 26 id
  • Di Francesco Diamante di Benedetto, di anni 23 id
  • Notte Addolorato fu Cassiano di anni 33 id
  • Notte Pasquale di Martino, di anni 42 id
  • Palumbo Nicola di Salvatore di anni 39 id
  • Vacca Michele fu Nicola di anni 39 id
  • Forte Tommaso fu Domenico di anni 52 id
  • Biondi Girolamo fu Liberato di anni 50 id
  • Cicchino Nicolangelo di Pasquale di anni 44
  • Tamburro Nicola fu Belisario di anni 44

Imputati

Di cospirazione ed attentato per cangiare la forma del Governo ed altri reati-

I Signori, Sostituto Procuratore Generale, e Cancelliere Sostituto essendosi ritirati;

La Sezione d’Accusa

Viste le carte del processo lasciate sul tavolo dal suddetto Sostituto, e la sua requisitoria scritta e da esso sottoscritta, con la quale chiede:

Che la Sezione d’Accusa dichiari non farsi luogo a procedimento per insufficienza d’indizi

Contro

                                                          Armento Cosmo fu Pasquale

                                                          D’Uva Cosmo alias Conocchia

                                                          Zappitelli Carmine di Amodeo

                                                          Cicchino Andrea di Matteo

                                                          Cifelli Felice di Nicola

                                                          Di Francesco Rosario fu Massimiliano

                                                          Giancola Giuseppe fu Donatantonio

                                                           Ruoto Giuseppe fu Filippo

                                                           Di Francesco Alessio di Amodeo

                                                           Notte Addolorato fu Cassiano

Che dichiaro non farsi luogo a procedimento per applicazione

Dell’indulto Sovrano del 17 Novembre 1863

Contro

                                                             Armento Giacomo fu Pasquale

                                                             Armento Fiore di Giuseppe

                                                             Cifelli Felice fu Addolorato

                                                              D’Uva Nicola fu Francesco

                                                              Martelli Angelo

                                                              Orfano Giovanni di Stellate Valentino

                                                              Cifelli Arsenio di Nicola

                                                              Cifelli Nicolangelo di Salvatore

                                                               D’Uva Giovanni di Antonio Fischietti

                                                               Folliero Giovanni di Nicola

                                                               Forte Pietro fu Felice

                                                               Giancola Addolorato di Giovanni

                                                               Giancola Giovanni di Nicola

                                                               Orfano Beniamino di Francesco

                                                               Tamburro Giovanni di Giuseppe

                                                               Tamburro Domenico fu Nicola

                                                               Salzillo Teodoro fu Domenico

                                                               Ciello Michele fu Francesco

                                                               d’Uva Domenico fu Francesco

                                                               di Francesco Domenico di Giovanni

                                                               Notte Pasquale di Martino

                                                               Palumbo Nicola di Salvatore

                                                               Vacca Michele di Nicola

                                                                Biondi Girolamo fu Liberato

                                                                Cicchino Nicolangelo di Pasquale

                                                                Tamburro Nicola fu Belisario

Che ordini l’escarcerazione de’ detenuti sudetti segnati ai numeri 38, 1, 8, 10, 39, 44,45 e 49, se non sono in carcere per alre cause;

Che pronunzi l’accusa di omicidio volontario commesso per impulso di brutale malvagità in persona di un garibaldino contro Armento Innocenzio di Domenico

Che pronunzi  l’accusa di omicidio volontario e di depredazione in pregiudizio di  Nicola de Santis di Campobasso, avvenuto l’omicidio per agevolare la depredazione, ed anche in conseguenza delle violenze usate al de Santis dopo essere stato già arrestato e disarmato

Contro

                                                                di Francesco Domenico alias Santantuono

                                                                Notte Isidoro di Cosmo

                                                                Zappitelli Amodeo fu Antonio

                                                                Zappitelli Marino di Amodeo

                                                                Giancola Diamante di Celidonio

                                                                 d’Uva Fiore fu Filippo

                                                                 Vecchiarelli Vincenzo di Pasquale

                                                                 Vecchiarelli Addolorato di Pasquale

                                                                 Zappitelli Domenico fu Gabriele

                                                                 Folliero Addolorato di Antonio

                                                                 Di Francesco Matteo fu Cosmo

                                                                 Forte Martino d’Innocenzio

Che pronunzi l’accusa di omicidio volontario e di depredazione accompagnate da gli omicidi stessi  commessi in persona di diversi garibaldini, e gli omicidi quali per agevolare le depredazioni, quali per impeto di brutale malvagità, alcuni in aguati ed altri in conseguenza di violenze usate in persona di garibaldini già arrestati contro i suddetti segnati sotto i numeri 12. 18. 20. 21. 24, e 34 e più

Giancola Celidonio fu Generoso

                                                                  Bertone Domenico di Tobia

                                                                  Cifelli Giovanni di Giuseppe

                                                                  Cifelli Nicola fu Generoso

                                                                  Folliero Nicola fu Domenico

                                                                  Forte Carmine di Felice

                                                                  Giancola Michele fu Cassiodoro

                                                                  Giancola Ginesio fu Pasquale

                                                                  Ruoto Giovanni fu Filippo

                                                                  Giancola Agostino fu Pasquale

                                                                  di Francesco Diamante di Benedetto

                                                                  Forte Tommaso fu Domenico

quest’ultimo aai termini degli art. 103 e 551 cod. penale;

Che pronunzi altresì l’accusa particolare di omicidio volontario contro di Francesco Domenico alias Santantuono

Che rilasci ordinanza di cattura contro gli assenti;

Che invii tutti quelli soggetti ad accusa avanti la Corte di Assise del Circolo di Campobasso

Considerando che i 7 volumi della presente processura racchiudono i reati avvenuti in Castelpetroso, circondario d’Isernia, nei giorni 6 Ottobre 1860 e 17 a 18 Ottbre medesimo- Essi veggansi per l’epoca, per sito, non che per le persone, essere una conseguenza,  o un’episodio della reazione d’Isernia che irradiandosi nei circostanti paesi presentano fatti di partiti, e vendette, brutali stragi e specialmente la depredazione a cui l’istinto popolare ed il suo bisogno sempre li spinge.

Non meno di 70 e più individui ne furono rubricati; ma 61 soltanto ne vengono tradotti a questa Sezione di accusa

Sta di fatto che nel 6 di quel mese Giacomo Armenti, reduce da Isernia, spacciandosi portatore di carta bianca, inaugurò la reazione in Castelpetroso sua patria; scorrendo seguito da altri le vie del paese colle grida di Viva Francesco 2°, disarmando i componenti la guardia nazionale, armando i suoi seguazi, rimovendo dagli ufficii municipali coloro che gli occupavano, surrogandovi altri, e segnatamente alla carica di Sindaco il prevenuto Nicola Palumbo, e procedento anche all’arresto di alcune persone, cioè Ernesto ed Ettore Forte ed Annibale Paolella, che metteva poi in libertà dopo un giorno di detenzione-

Ad impedire che il medesimo commettesse ulteriori eccessi, di cui faceva minaccia, i notabili del paese Domenico d’Uva, arciprete Giuseppe Giancola e sacerdote Serafino Cifelli, recandosi in commissione in Isernia per invocar soccorso dall’Autorità militare- Fu allora che il maggiore borbonico Sardi, impose al d’Uva assumere egli il comando della guardia di Castelpetroso e di procedere all’arresto dell’Armenti, come venne eseguito-

Il paese rimase così in una certa calma, ma governato sotto il vessillo borbonico, sino al 17 dello stesso mese, quando all’infausta nuova della rotta toccata alla colonna di garibaldini comandati dal colonnello Nullo

( presso il vicino paese di Pettorano), una voce di allarme si levò in Castelpetroso, ed il suono delle campane a stormo la classe de’ contadini, armandosi chi di fucile, chi di scure o di altro strumento rurale, cacciavapi sulla via consolare proveniente da Pettorano, dove facendo le poste ai garibaldini, che sbandati e divisi cercavano salvarsi colla fuga, quelli arrestava, uccideva e depredava-

Alla più parte di quei disgraziati toccò la mala parte di cadere nelle mani di coloro che guidati solamente da uno spirito di rapina e di ferocia, li pose spietatamente a morte, spogliandoli di quanto aveano, e sino de’ vestiti—

(Che a Solo a)? alcuni di essi imbattendosi in uomini meno tristi vennero solo arrestati, disarmati e tradotti al posto di Guardia- I medesimi però non furono più avventurati de’ primi, ed anche per essi era già sonata l’ultima ora; perciocchè ligati il mattino del 18 e spediti in Isernia per la via di Carpinone, non appena giunti in questo paese a furia di popolo vennere strappati alle poche guardie di Castelpetroso che li scortavano, e barbaramente massacrati, salvandosene appena qualcuno di circa venti che erano-

Questo fatto inumano succeduto in Carpinone, ha formato oggetto di altra distinta processura già inviata al giudizio delle Assise, nella quale (siano?) degli imputati nella presente venne involto o ritenuto colpevole-

La scena di sangue intanto cominciata in Castelpetroso al cadere del 17, e continuata tutta quella notte e il dì seguente, presentò l’orrendo spettacolo di vedersi seminate di cadaveri quelle campagne- Se ne contarono sino a 55 . I quali furono poi sepelliti parte dalle stesse mani omicide nel fine di occultare le vittime della loro ferocia e parte dalla pietà del saceerdote Giovanni Armenti, e di suo nipote Luca Armenti—

L’istruzione non riuscì a liquidare i nomi di tanti infelici patriotti accorsi da vari luoghi sotto la bandiera della libertà- Ma la loro strage è costatata dalla generica, comunque eseguita con qualche ritardo e da una luminosa pruova specifica—

1° Considerando che pei  fatti del 6. ottobre sopracennati, dalla intera processura chiari elementi di reità si hanno, a carico di Giacomo Armenti, fu Pasquale, e che egli venne anche accompagnato e coadiuvato in tutti quei movimenti o fatti di reazione, e nelle voci criminose, nonchè nel disarmo, e negli arresti dei germani Ernesto ed Ettore Forte ed altro, dai suoi compaesani Armenti Cosimo, Armenti Fiore, Cifelli Felice, d’Uva Cosimo, d’Uva Nicola, Martelli Angelo, Orfano Giovanni, Cifelli Arsenio, Cifelli Nicolangelo, d’Uva Giovanni-

Come però in quei fatti di reazione si smadò in maniera, da chi ne aveva assunto il sostegno, che fece scontenti i più manifesti borbonici, ed anche dolenti di veder restaurato con mille abusi ed eccessi, il Governo del loro re  Francesco 2°_ ed infine poichè la causa pubblica era in tal modo  manomessa  dopo due giorni passò nelle mani del Sig. Domenico d’Uva-

2° Verso le ore 24 Italiane del 17 ottobre 1860 alla nuova dello sbandamento in Pettorano, dei Garibaldini del Colonnello Nullo ed al grido ripetuto di all’armi, all’armi, dal suono delle campane a stormo, i contadini armati si rivolsero al massacro de’ (seguita da una lettera che potrebbe essere una v-Valorosi ?) Garibaldini, ed il primo a subire quei feroci eccessi fu il Sig. Nicola de Santis di Campobasso. Fu veduto Isidoro Notte, che il primo si rivolse contro de Santis, ch’era a cavallo, e gli vibrò un colpo di pietra che spavento quell’animale, mettendolo fuori strada; s’avvicinò indi Amodeo Zappitelli, che con la scure che armava lo feriva si fortemente che rovesciò de Santis sul collo del suo cavallo; allora Diamante Giancola gli tirò altro colpo di scure; e mentre l’infelice de Sanctis non estinto ancora cadeva al suolo, Vincenzo Vecchiarelli gliene vibrava un’ultimo, che lo faceva cadavere- Concorsero a quel fatto Domenico do Francesco Santantuono, Celidonio Giancola, Marino Zappitelli, insieme col padre Amodio, non che Domenico Zappitelli;  teneva poi per la briglia, in quell’eccidio, il cavallo di de Sanctis, Fiore d’Uva-

Sopraggiunsero dopo quella uccisione Addolorato Vecchiarelli, che strappo violentemente quel cavallo a Fiore d’Uva, menandolo via insieme alla valigia ch’era legata alla sella  – Tutti i più nominati insieme ad Addolorato Follieri e Matteo di Francesco spogliarono quel cadavere delle monete, dell’orologio, delle pistole, degli abiti, lasciandolo perfettamente denudato-

3° Verso le stesse ore 24, presso il villaggio Lemboreto in Castelpetroso, vedeasi fuggire un galantuomo Garibaldino, che era inseguito da due persone, una delle quali armato di scure, cioè Giuseppe Ruota, ora morto, e Giovanni Ruoto, e poichè questi l’avevano quasi raggiunto per offenderlo, così il medesimo cercava schermirsi con la spada onde non farli avvicinare; ma sopraggiunto in tal momento Innocenzio Armenti fu Domenico, con un colpo di fucile lo rese cadavere- Caduto quel Garibaldino, l’uccisore Armenti, gli tolse la spada e fuggì- Giovanni Ruoto, dopo aver data un colpo di scure anch’egli a quel Garibaldino, unitamente a Giuseppe Ruoto lo spogliarono di quanto indossava—

4° Considerando che dopo questi primi due fatti di sangue, quantunque fosse avvanzata la notte, quelle persone riunite, alle grida ed al suono della campana a stormo, comunque vedessero battuti e sparpagliati i Garibaldini, pure non vollero ritirarsi, e pensarono consumare sui medesimi delle grassazioni, come lo provarono poi i fatti, così verso le ore 4 circa della notte, si misero di accordo ed andiedero ad impastare sull’aia della Signora Ferraro ed in altri luoghi vicini, quei Garibaldini che erano messi in rotta nel paese di Pettorano, o che fuggivano da Isernia, tirando da tali siti che soprastavano la strada, molti colpi di fucili, ed attaccandoli colle scure. pietre, mazze ed anche altrimenti, mentre quei sventurati transitavano per quella strada, che mena a Campobasso; e si vide che appena che li uccidevano li denudavano interamente- In tale rincontro furono veduti uniti armati e dirigersi verso quel luogo dell’eccidio la detta notte, non per propri loro detti , ma per fatti posteriori, oltre ai reperti, ed altri indizi:

1°  di Francesco Domenico Santantuono

2°  Giancola Diamante

3°  Vecchiarelli Vincenzo

4°  Vecchiarelli Addolorato

5°  di Francesco Matteo

6°  Giancola Celidonio

7°  Bertone Domenico

8°  Cifelli Giovanni

9°  Cfelli Nicola

10° Folliero Nicola

11° Forte Carmine

12° Giancola Michele

13° Giancola Ginesio

14° Ruoti Giovanni

15° Giancola Agostino

16° di Francesco Diamante

All’alba del di seguente, più persone vedevano unisi sotto e presso la detta aia Ferrara molti di quei disgraziati Garibaldini, e ne furono contati sino al numero di 33-  Sulla superfice esterna de’ loro corpi scorgevansi esser essi tutti feriti; indi nel dì seguente furono essi fatti tutti, per la pietà dei buoni, seppellire – Una generica fu propria anche raccolta-

Considerando che nello stesso mattino del giorno 18 Ottobre, essendo stati, nella notte, arrestati circa 16 Garibaldini, e consegnati alla Guardia Urbana di Castelpetroso, comandata da Domenico d’Uva, costui ordinò, insieme al Sindaco Tommaso Forte, che quelli fossero spediti in Isernia; e perciò fatto un’ufficio, fissata la forza che dovea accompagnarli, furono ligati, a quel che pare dalle stesse autorità e mandati per la via di Carpinone, credendosi essere la più sicura onde farli giungere senza pericolo  al loro destino, mentre udivasi un tirar frequente di colpi di fucilate dalla strada di Pettorano – In effetti Raccomandata alla scorta la massima avvedutezza, il Sindaco Forte disse a quelle guide che fossero andate dritto per la via di Carpinone, senza fermarsi, usando attenzione onde non fare pericolare quella gente- Così essi usciti da Castelpetroso, con molto ordine, se non con tranquillità, si diressero verso Carpinone, ove giunti, e propriamente presso il villaggio Limpudi, una massa di popolo, di più centinaia di persone, si rivolsero contro la custodia di quei garibaldini, alla quale con minacce, e gridando che avrebbe dovuto uccider coloro, invece di trasportarli in Isernia, presero quei miseri ed a furia di popolo furono massacrati, restandone soltanto due salvi, che si allontanarono immantincuti da quel luogo—

Dai testimoni presenti al fatto non si è potuto aver elemento specifico di quell’avvenimento, nè si è indicata alcuna persona responsabile di qualche speciale uccisione-

5°  Coinsiderando che nello stesso giorno 18 Ottobre, alla Cappella di S. Giuseppe presso il Camposanto, poco fuori l’abitato di Castelpetroso, fu veduto seduto, sopra un sasso, un galantuomo ch’era ferito alla testa, il quale nei suoi dolori, lamentava anche languire della fame, dicendo di esser digiuno da tre giorni; a ciò una donna cercò dargli soccorso, somministrandogli qualche ella potette-  Mentre tanta pietà e cuore mastrò quella buona contadina pubblicamente verso l’ignoto galantuomo, videsi dall’altro lato giungere Domenico di Francesco Santantuono, che portava, con altri paesani, tutti armati, tre arrestati, cioè il Sacerdote Rizzi, che il de Francesco consegnò al Sig. Domenico d’Uva, e gli altri due catturati, lo stesso li faceva custodire dai suoi compagni, dovendosi benanche spedire in Isernia – Avendo però il detto de Francesco Santantuono scorto il galantuomo Garibaldino, ivi seduto, gl’impose di alzarsi ed unirsi agli altri, e benchè il disgraziato nol potesse, perchè anche ferito alla gamba, pure a stento l’ubbidiva, e sia perchè l’offendesse il vedere andare a rilento i suoi ordini, sia che non volesse alla domanda, che il de Francesco gli faceva, dire chi Viva?

In vece di rispondere, per contentarlo, Viva Francesco 2°, dicea, Vittorio Emanuele, esso di Francesco lo spinse allora sopra una macerie, e precipitandolo nel sottoposto territorio, gli scaricò un colpo di fucile nel petto, che lo rese   imenautineuti imenantinenti ? cadavere – L’uuciso era il Sig. Salvatore Caropreso, medico di Sparanise, che perseguitato e ferito erasi nascosto, col favor della notte, fra le rocce, ma che nel mattino essendo stato dal de Francesco scorto, fu in quel modo barbaramente sacrificato—

Considerando che dall’insieme de’ sopracennati fatti e dalle rubriche rilevansi ben chiare due imputabilità a carico dei colkpevoli, cioè, quella di reato politico, e l’altra de’ reati comuni conseguenza del primo, e dei soli reati comuni;

Considerando benanche che i fatti medesimi avvennero nell’ottobre del 1860, e che sul susseguente indulto del 17 Novembre 1863, i colpevoli de’ soli reati politici, non possono essere accusati, e perciò l’esame va guidato da questo duplice criterio legale;

Consideraando però che deve precedere a questa distinzione d’imputabilità, lo esame di sussistenza e valore della pruova raccolta sul conto de’ prevenuti

Considerando che insufficienti si presentano  gl’indizi pei fatti del 6 e 7 Ottobre 1860 a carico

Di  Armento Cosmo fu Pasquale, il quale verrebbe colpito  dalle sole dichiarazioni de’ fratelli Ettore ed Ernesto Forte, che lo indicherebbero tra i seguaci dello zio Armenti Giacomo quando procedette al loro arresto senza che i detti di quest’interessati si vedessero avvalorati da altri elementi di part’alcuna, ed in vece i testimoni depongono che il medesimo non prese parte veruna ai fatti criminosi, di che è proposito

Di D’Uva Cosmo alias conocchia, il quale si trava (trova) nelle stesse condizioni del precedente, val dire colpito dalle identiche dichiarazioni de’ fratelli Forte, che rimangono non pure isolate, ma indebolite dalle deposizioni favorevoli de’ o di testimoni;

Di Zappitelli Carmine di Amodeo, il quale è indicato tra quelli che presero parte alla uccisione di Nicola de Santis dal testimone Pio Michele Messere e dal correo Addolorato Follieri- Ma il Messere mentre colle citate sue prime dichiarazioni lo dice presente ed assistente suo padre Amodeo nella uccisione del de Santis colle ultime poi non lo nomina presente ?

Le prime indicazioni di questo testimone come quelle del correo Folliero prendono altronde ogni valore a fronte della deposizione del testimone di veduta Antonio Forte, che attribuisce agli altri figli di Amodeo, Marino e Domenico, la compartecipazione al reato, escludendone il Carmine cui anche la voce pubblica nulla ha addebitato secondo le assicurazioni del testimone fol. 62, v. 3°

Di Cicchino Andrea di Matteo, il quale a dettode’ testimoni fol. 116 v. 1° e 91. 122 e 123 vol. 2°, avrebbe solamente preteso da Martino Forte un cavallo ferito, che costui avea recato in propria casa la sera del 17 ottobre; dicendo di averlo guadagnato egli nel conflitto con un colpo di fucile- Ma nessun testimone offre il processo che gli opponesse fatti di compartecipazione a quella scena di sangue – Ed è verosimile la sua confessione di aver preso parte al conflitto fosse non vera e determinata dal solo fine di profitto, onde ottenere cioè il cavallo che trovasi in possesso del Forte.

Di  Cifelli Felice di Nicola, il quale sarebbe indiziato dalla voce pubblica di aver preso parte al massacro, e segnatamente d’aver ucciso e depredato due garibaldini veneziani in carrozza, ma non sorretta da alcun altro elemento positivo e ocncreto – Il padre di lui Nicola avrebbe lasciato intendere la stessa cosa, ma avrebbe parlato in genere de’ suoi figli senza individuarli – A questi scarsi e remoti indizi fan poi contrasto le dichiarazioni di testimoni, i quali assicurano che l’imputato era infermo il 17 ottobre, si ritirò in casa febbricitante, e il primo di essi lo vide in camicia affacciato alla finestra, e disse che tutti fuggivano ed egli era rimasto, perchè malato –

Di  di Francesco Rosario fu Massimiliano, il quale, a dire del solo testimone, discorrendo dalla finestra con Amodeo Zappitello avrebbe manifestato di aver avuto una borsa di danaro, ed inoltre avrebbe condotto un garibaldino prigioniero minacciandolo sempre di morte, dichiarazione che per essere unica ed anche di un merito poco rilevante non potrebbe servire di sostrato ad una pronunciazione di accusa in una materia così grave –

Di Giancola Giuseppe fu Donatantonio, il quale a prescindere che indicato dal testimone Pio Michele Messere tra quelli che sparavano fucilate all’uccisione di de Santis, e dal testimone tra quelli che sotto l’arco di Antonio di Francesco in aguato spararono ai garibaldini, non vedrebbesi poi nominato dallo stesso Messere nell’ultima dichiarazione, e tanto meno da Antonio Forte per detto di cui il citato testimone lo avrebbe indiziato, sarebbe stato scambiato con altro Giancola Giuseppe di Domnenicantonio già trapassati –

Di Ruoto Giuseppe fu Filippo, il quale indiziato nella prima dichiarazione di Pio Michele Messere per uno di quelli che sparavano fucilate nell’atto della uccisione di de Santis, verrebbe poi escluso nell’ultima – Sul conto di questo imputato ci ha solo di vero che pose sull’asino di Michele Giancola il medico di Sparanise ferito per condurlo al paese, che poscia giunto avanti il camposanto di Castelpetroso venne crudelmente ucciso con un colpo di fucile da Domenico di Francesco Santantuono, e gli apprestò pure una camicia per sollevarlo. Ma questo fatto lungi di costituire un reato, presenta piuttosto i caratteri di un’opera pia, dacche diretta a salvare e soccorrere quel disgraziato, o almeno non è lecito di supporre un reo in difetto di ogni elemento contrario alle apparenze.

Di  di Francesco Alessio di Amodeo, il quale verrebbe indicato da unica testimonianza fol 15 /. Vol:1° (potrebbe essere fol 151) tra quelli che arrestavano i garibaldini, muniti di sola mazza, e favorito altronde dalla pubblica voce, che nulla gli addebiterebbe –

Di Notte Addolorato fu Cassiano, il quale non solo non è colpito da alcun elemento di reità,, ma è soccorso da favorevoli dichiarazioni di pubblica voce – Egli si presentò spontaneo al giudice istruttore del processo, protestò la sua innocenza e fu lasciato libero – Disse che recandosi in campagna il mattino del 18 ottobre vide molta gente presso il molino (o malino), si avvicinò e si scorse un garibaldino nudo che chiedeva pietà, quindi andò via. Vè testimone ci ha che contraddica a queste sue manifestazioni o che gli apponga alcun fatto criminoso

Di Tommaso Forte, che come Sindaco di Castelpetroso, gli si attribuisce di aver dato eccitamento non solo, ma anche fornito dei mezzi per commettere contro i garibaldini, dei reati comuni colla loro uccisione o massacro, nonchè colle depredazioni che in effetto furono su di essi commesse –

Ma si rileva che, oltre alla inverosimiglianza dell’appunto non vi è che un unico testimone che dice di aver inteso da due , di essere stati essi dal Sig. Forte muniti di armi, ma sta in fatto, che questi due non sorreggono quell’appunto – Vi è un testimone che dichiara aver Forte fornita la scure ad un milite, che doveva accompagnare i Garibaldini in Isernia; questo fatto posterebbe primamente che tal pruova fa parte del reato politico, in secondo luogo escluda ch’egli armasse quel milite perchè commettesse contro dei Garibaldini dei reati comuni, ma per iscortarli soltanto –

Di Cifelli Arsenio, non potendo far peso in pregiudizio di lui le dichiarazione relative alla jattanza o iattanza ( la i si assomiglia più ad una j) menata dal padre Nicola di aver ucciso coi figli molti Garibaldini –

Di Cifelli Nicolangelo non essendo bastevole indizio si per omicidio, come per depredazzioni, il reperto di alcune armi ed oggetti nella sua casa –

Di D’Uva Giovanni, non potendosi far conto di coloro che gli attribuisce di aver ferito un’individuo della nazione, che poi ritrattò, o per una semplice voce pubblica di aver depredato due Garibaldini –

Di Folliero Giovanni per gli omicidi di due Garibaldini, detti dal testimone Giancola Angelo, nel qual reato chiamerebbe autori anche il padre Nicola ed un fratello-

Di Forte Pietro e di Tamburo Giovanni per un unico deposto che li nominava per detto di Antonio Forte, di essere stato in aguato alla uccisione de’ garibaldini all’arco del detto di Francesco. Ma chiamato costui l’autore di tal voce, è stato negativo. Non è sufficiente neanche la pruova della depredazione della camicia del garibaldino e del seppellimento –

Di Giancola Addolorato, indicato sparatore da Messere nell’omicidio di de Santis, che nella seconda dichiarazione non più lo nomina

Di Giancola Giovanni di Nicola.

Di Tamburo Domenico, essendo le sole voci che li nominano inverosimili e contradditori non possono fare alcun peso.

Di Orfano Beniamino, poichè, l’avea quegli detto, vedendo un garibaldino: non avete ancora ucciso sto fottuto in culo “ tenendo nelle mani il fucile presso il Camposanto, avendo fatto scendere lo stesso da un’albero, lo arrestò, e lo speì in Isernia seza fargli peò alcuna violenza – Questo era il medico Caropreso, che poi di Francesco uccise, per suo brutale impulso; quelle voci e quel fatto non sono sufficienti per accusarlo, e per diffinire un reato –

E di De Francesco Domenico di Giovanni per equivoche indicazioni di altro dello stesso nome, e per mancanza di paternità nell’ indicazione dei fatti e delle pruove –

Non che di Forte Martino, il quale ha qualche vaga testimonianza che gli addebita averlo veduto con un sacco di Garibaldino; altri di averlo veduto nel luogo dell’omicidio di de Santis, ma questi ed altri remoti indizi non possono permettere di accusarlo-

Considerando che i fatti attribuiti agli individui qui sotto segnati costituiscono l’attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere la forma del governo, consumato con l’attentato contro la libertà individuale, gli arresti, le voci ed altro, che in uno costituiscono il detto reato politico; e come fu questo consumato nel giorno 6 ottobre 1860, perciò la imputazione va compresa e coverta dalla Sovrana Indulgenza del 17  Novembre, sul conto di Armento Giacomo ed i suoi seguaci, Armento Fiore, Cifelli Felice, D’Uva Nicola, Martelli Angelo, Orfano Giovanni, Cifelli Arsenio, Cifelli Nicolangelo e D’Uva Giovanni –

Della stessa Sovrana Indulgenza fruiscono i qui sotto notati,pei fatti dell’attentato per cangiare la forma del governo commesso nel dì 17 a 18 Ottobre 1860 consumati col suono delle campane, l’attacco alla forza, non che alla libertà individuale dei garibaldini, reati che veggonsi a carico

Di Follieri Giovanni,

“   Forte Pietro,

“   Giancola Addolorato,

“   Giancola Giovanni di Nicola,

“   Orfano Beniamino,

“   Tamburro Giovanni,

“   Tamburro Domenico,

“   Salzillo Teodoro,

“   Ciello Michele,

“   D’Uva Domenico,

“   Di Francesco Domenico di Giovanni,

“   Notte Pasquale,

“   Palumbo Nicola,

“   Vacca Michele,

“   Biondi Girolamo,

“   Cicchino Nicolangelo,

“   Tamburo Nicola,

“   Forte Martino,

 

e come essi non smodarono dai confini di questo reato politico, è debito di far loro godere di tal benefizio –

Cosi deve usofruirne anche

Forte Tommaso, Sindaco di Castelpetroso, poichè tutti gli atti che gli si attribuivano, tolti già quelli pei quali si è dichiarata la insufficienza di pruova, i rimanenti, cioè l’aver ordinato il suonare delle campane a stormo, l’aver fatto ligare i garibaldini, l’averli mandati arresstati, e aver data l’arma per iscortarli, non sono che gli elementi componenti la consumazione dell’attentato, per cambiare la forma del governo, reato tutt’affatto politico –

”(sotto)   

Considerando, che è indubitato, essersi commesso, per consenso della reazione d’Isernia nella sera del 17 ed il 18 Ottobre 1860 un’attentato in Castelpetroso per distruggere la forma del governo;

Consoderando che sufficienti indizi veggon si raccolti contro di qui sotto notati individui pel detto attentato nello scopo di restaurare sul trono Francesco 2°, e ciò con le grida reiterate di all’armi, col suono delle campane a raccolta, col presentarsi armati sulla piazza e nelle vicinanze del paese chi con fucili, chi con scuri, chi con picche, ed altro istrumento, riunendosi col proponimento di mettere in rotta i garibaldini, reduci da Isernia – Un gran corredo di testimoni di veduta li indicò componenti la massa che gridò e che d’accordo con altri si diedero a quella persecuzione, ed in effetti molti essi ne catturarono e misero arrestati, cocorrendo al detto attentato, fra gli altri,

Armenti Innocenzio

Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono,

Notte Isidoro,

Zappitelli Amodeo,

Zappitelli Marino,

Giancola Diamante,

d’Uva Fiore,

Vecchiarelli Vincenzo,

Vecchiarelli Addolorato,

Zappitelli Domenico,

Fallieri Addolorato,    1

di Francesco Matteo,  1 indicati tra parentesi graffa

Bertone Domenico,      1

Cifelli Giovanni,

Cifelli Nicola,

Folliero Nicola,

Forte Carmine,

Giancola Celidone,

Giancola Michele,

Giancola Ginesio,

Ruoto Giovanni,

Giancola Agostino,

di Francesco Diamante.

 

I quali da un cumulo di testimoni furon veduti prender parte nell’attentato medesimo. Ed i fatti concomitanti e posteriori, che provano i reati comuni ad essi addebitati, avvalorano anche il reato politico in esame – E come questo si commettea da essi, coi reati comuni, così vengono gli stessi esclusi dal benefizio della Sovrana indulgenza –

II° Considerando che son sufficientemente indiziati per l’omicidio consumato la sera del 17 Ottobre 1860, nella persona del Signor Nicola de Santis i sopra cennati imputati d’Uva Fiore, che trattenne il cavallo;  Notte Isidoro, che lanciò le pietre; Zappitelli Amadio, che vibrò un colpo di scure, Giancola Diamante, fece lo stesso, e Vecchiarelli Vincenzo anch’esso con la sua scure lo sacrificava. Furon anche veduti concorrere con essi, in quel fatto, di Francesco Domenico alias Santantuono,

Giancola Celidonio,

Zappitelli Marino, e

Zappitelli Domenico –

 

Considerando che v’è aanche una pruova di veduta contro:

Vecchiarelli Addolorato, che depredòil cavallo e la valigia del de Santis;

vi sono indizi sufficienti del pari contro tutti i nominati e contro:

Folliero Addolorato e

Di Francesco Matteo, che depredarono quel misero del danaro, orologio (si legge aralogio), pistole ed il suo completo abito. Ed oltre a tali pruove di veduta, vi sono ancora le loro confessioni estragiudiziali –

III° Considerando che contro d’Armento Innocenzo il quale tirò ed uccise con un colpo di fucile un garibaldino appropriandosi tosto della di lui spada, sufficienti sono gl’indizi raccolti negli atti, anche per suo detto stragiudiziale; non chè contro di Ruoto Giovanni, il primo aggrediva quel disgraziato, e che in ultimo dopo essere stato ucciso lo depredava di tutte le sue vestimenta –

Consideranco che quel reato si commettea dietro l’avvenuto attentato, e nel momento, che ferveva la sedizione, perciò non può dirsi senza causa, e ritenersi l’aggravante della brutale malvagità –

IV°  Considerando che sufficienti indizi veggonsi raccolti contro di

 

Di Francesco Domenico Santantuono

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Vecchiarelli Addolorato

Di Francesco Matteo

Cifelli Giovanni

Giancola Calcedonio

Bertone Domenico

Cifelli Nicola

Folliero Nicola

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Ginesio

Ruota Giovanni

Giancola Agostino

Di Francesco Diamante

Pei reati di uccisione di oltre trenta Garibaldini fuori Castelpetroso presso l’aia della Signora Ferrara e luoghi adiacenti nella notte del 17 a 18 Ottobre 1860, aspettandoli, dietro concerto, al passaggio, mentre fuggivano, e ciò per depredarli di quanto possedeano, il che dà luogo alla diffinizione di grassazioni accompagnati da omicidio, poichè accordando loro anche l’odio politico, vedesi manifesto che li movea il furto svelato dallo stato di denudamento generale di quei miseri e la uccisione per essi necessaria, dall’essere i garibaldini armati –

Considerando che se tutti i sunnotati imputati agirono, e concorsero dietro concerto ed armati nei siti convenuti e restarono in aguato, facilitandosi ed aiutandosi l’un l’altro nelle perpetrazioni di quei reati, sono essi perciò tenuti come complici tutti, nelle grassazioni con omicidi consumati nelle persone di 33 garibaldini –

Considerando che per la uccisione de’ garibaldini arrestati in Castelpetroso, e poi massacrati dalla popolazione di Carpinone non si potette notare alcun individuo, essendo gli aggressori al numero di più centinaia: ne offrendo la istruzione in esame, alcun nome  de’ rubricati, non potendosi ritenere per tal carico la sola voce pubblica, che qualche testimone ha ventilata, essendo ogni altro indizio più che vago sospetto, un’argomentazione di reità –

   Considerando che di Francesco Domenico alias Santantuono, ha contro di lui gravi indizi di reità, per l’omicidio da lui consumato, nella persona del Signor Salvatore Caropreso, medico di Sparanise; poichè vi sono testimoni di veduta, che furono presenti a tutto il fatto, del quale resta di Francesco responsabile –

Considerando che quel reato fu meramente volontario, ed in seguito del reato di sedizione –

Visti gli articoli 424, 426, 427, codice di procedura penale – 131 n°: 3° 136 codice penale; e l’indulto del 17 Novembre 1863;

Dichiara

Non darsi luogo a procedimento penale per insufficiena di indizi, per tutti i carichi loro attribuiti, cioè di attentato politico di attentato alla libertà individuale de Fratelli Forte e Ferrara, di omicidio e depredazione, e complicità negli omicidi e depredazioni di diversi garibaldini: e di attentato alla libertà individuale de’ medesimi sul conto di

Armento Cosimo

D’Uva Cosimo

Zappitelli Carmine

Cicchino Andrea

Cifelli Felice

Di Francesco Rosario

Giancola Giuseppe

Ruoto Giuseppe

Di Francesco Alessio

Notte Addolorato

Forte Tommaso

Cifelli Arsenio

Cifelli Nicolangelo

D’Uva Giovanni

Foliero Giovanni

Forte Pietro

Giancola Addolorato

Giancola Giovanni

Tamburo Domenico

Orfano Beniamino

Tamburo Giovanni di Giuseppe

Di Francesco Domenico di Giovanni

Forte Martino

                                                                                     Dichiara

 

Non farsi luogo a procedimento, per l’applicazione dell’Indulto Sovrano del 17 Novembre 1863 contro

 

Armento Giacomo

Armento Fiore

Cifelli Felice

D’Uva Nicola

Martello Angelo

Orfano Giovanni

Cifelli Arsenio

Cifelli Nicolangelo

d’Uva Giovanni

Follieri Giovanni

Forte Pietro

Giancola Addolorato

Giancola Giovanni

Orfano Beniamino

Tamburo Giovanni

Tamburo Domenico

Salzillo Teodoro

Ciello Michele

D’Uva Domenico

Di Francesco Domenico di Giovanni

Notte Pasquale

Palumbo Nicola

Vacca Michele

Biondi Girolamo

Cecchini Nicolangelo

Tamburo Nicola

Forte Tommaso

Ed ordina che sieno escarcerati

Armenti Giacomo

Cifelli Nicolangelo

Giancola Giovanni

Tamburo Domenico

Forte  Martino

Orfano Giovanni

Giancola Giuseppe

Tamburo Giovanni

Ciello Michele

Ove non siano per altra causa detenuti

Pronunzis l’accusa

1° Di attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere la forma del Governo, e portare la strage contro una classe di persone.

Contro

 

  1. Armento Inocenzio                                                             //  doppia segnatura
  2. Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono  1°           “
  3. Notte Isidoro
  4. Zappitelli Amadio                                                               2°          “
  5. Zappitelli Marino
  6. Giancola Diamante                                                             3°           “
  7. d’Uva Fiore                                                                          4°           “
  8. Vecchiarelli Vincenzo                                                         5°           “
  9. Vecchiarelli Addolorato
  10. Zappitelli Domenico
  11. Folieri Addolorato
  12. De Francesco Matteo
  13. Bertone Domenico
  14. Cifelli Giovanni
  15. Cifelli Nicola
  16. Folliero Nicola
  17. Forte Carmine
  18. Giancola Celidonio
  19. Giancola Michele
  20. Giancola Ginesio
  21. Giancola Agostino
  22. Ruota Giovanni
  23. di Francesco Diamante

per avere nei giorni 6 e 7 ottobre 1860, nel Comune di Castelpetroso con voci sediziose di Viva Francesco 2°. disarma la Guardia Nazionale organizzandovi la guardua urbana; ed indi nei giorni 17 e 18 detto mese, suonando le campane a stormo, uniti tutti i cittadini e data la caccia ai liberali e Garibaldini, arrestandoli ove li trovavano –

Reato preveduto dagli art. 156 e 157 cod.pen le :(in alto)

2° “(apici in basso) Di omicidio volontario in seguito di sedizione, nonchè di furto.

Contro

1°  D’Uva Fiore

      Notte Isidoro

  • Zappitelli Amadio contrassegnati a matita
  • Giancola Diamante
  • Vecchiarelli Vincenzo
  • Di Francesco Domenico alias Santantuono

Giancola Celidonio

Zappitelli Marino

Zappitelli Domenico

per avere nella sera del 17 Ottobre 1860, presso Castelpetroso, durante l’attentato, ivi consumato, meno gli ultimi tre, aggredito, con animo di uccidere, il Signor Nicola de Santis, il quale si allontanava a cavallo da quel paese, e con colpi di pietra e scuri lo resero cadavere. Indi tutti lo derubarono del cavallo, della valigia, dell’arinolo (o dell’ariuolo), delle pistole, e delle vesti, che indossava, del valore in tutto di oltre a cinquecento Lire –

Reato preveduto dagli art. 168 . 534.alinea 606 codice penale –

3° Di omicidio volontario in seguito di sedizione non che di furto –

Contro

 

Armento Innocenzo e

Ruoto Giovanni

per avere nella sera del 17 Ottobre 1860, presso Castelpetroso durante l’attentato ivi consumato, il di Ruota aggredito un garibaldino, che fuggendo si difendeva dai colpi di scure che quello gli tirava; mentre l’Armento con un colpo di fucile uccise il detto garibaldino; ed indi entrabo depredato lo stesso della spada e delle vestimenta che indossava-

Reato preveduto dagli art. 168.534 alinea  e 606 codice penale-

4° Di complicità in grassazione accompagnata da omicidi, in seguito di sedizione,

Contro

 

Di Francesco Domenico Santantuono

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Vecchiarelli Addolorato

Di Francesco Matteo

Cifelli Giovanni

Giancola Celidonio

Bertone Domenico

Cifelli Nicola

Folliero Nicola

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Ginesio

Ruota Giovanni

Giancola Agostino

Di Francesco Diamante

 

per avere nella notte del 17 al 18 Ottobre 1860, fuori Castelpetroso presso l’aia della Signoira Ferrara, dietro concerto fra essi, atteso armati al passaggio i garibaldini sbandati, nello scopo di depredarli ed ucciderli, ed in effetti scientemente si aiutarono e facilitarono gli uni cogli altri nell’uccisione di 33. di detti Garibaldini, che depredarono di ciò, che avevano, lasciandoli sulla via morti, e completamente nudi –

Reato preveduto dagli art. 168. 596.597 n° 1 e 103 codice penale –

Dichiara non farsi luogo a procedimento contro tutti gl’imputati per le uccisioni dei Garibaldini arrestati e spediti da Castelpetroso in Isernia avvenute presso Carpinone il di 18. Ottobre 1860 –

5°                                                       Pronunzia l’accusa

Di omicidio volontario in seguito di sedizione

Contro

 

di Francesco Domenico alias Santantuono

per avere nel dì 18 Ottobre 1860, dopo l’attentato consumato in Castelpetroso, presso la Cappella  S. Giuseppe al Camposanto, ucciso con un colpo di fucile, il medico Sig. Salvatore Caropreso garibaldino, il quale all’invito avuto di dire Viva Francesco 2°, rispose Viva Vittorio Emmanuele, fu precipitato in un vallone ed ivi fucilato.

Reato preveduto dagli art: 168 e 534 alinea codice penale –

6° Di recidiva Contro

Bordone Domenico

Ai termini degli art. 118 e seguente del codice penale –

Li rinvia alla Corte di Assise del Circolo di Campobasso –

Rilascia ordinanza di cattura, che sarà qui in seguito inserita,

Contro

Armenti Innocenzio      (  o Armento dato che la lettera finale potrebbe essere sia una o che una i )

Di Francesco Matteo

Giancola Celidonio      

Cifelli Giovanni

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Ginesio

Di Francesco Diamante

Ed ordina che tutti gli accustati siano tradotti nelle carceri giudiziarie di detta Città

                                                                  Ordinanza di cattura

In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele Secondo per la grazia di Dio, e per volontà della Nazione

Re d’Italia

La Corte di Appello di Napoli

Sezione di accusa

Visto il processo sul conto di

1° Armento Innocenzio di Domenico di anni 42 di Castelpetroso.

2° Di Francesco Matteo fu Cosmo di anni 31 di Castelpetroso.

3° Giancola Celidonio fu Gennaro di anni 58 di Castelpetroso.

4° Cifelli Giovanni di Giuseppe di anni 31 di Castelpetroso.

5° Forte Carmine di Felice di anni 40 di Castelpetroso.

6° Giancola Michele fu Cassiodoro di anni 32 di Castelpetroso.

7° Giancola Ginesio fu Pasquale di anni 48 di Castelpetroso.

8° Di Francesco Diamante, di Benedetto di anni 23 di Castelpetroso

Dal quale risultano i seguenti fatti –

Tutti i sunnominati con altri molti nei giorni sei, e sette Ottobre 1860 in Castelpetroso, con voci sediziose di Viva Francesco Secondo disarmavano la Guardia Nazionale, organizzandovi quella Urbana, e nel 17 e 18 Ottobre detto mese suonavano le campane a stormo, ed uniti tutti i cittadini davano la caccia ai liberali e Garibaldini, arrestandoli ove li trovavano. Reato preveduto dagli articoli 156 e 157 del Codice penale.

Il 3° con altri nella sera del 17 ottobre 1860 presso Castelpetroso, dirante o durante l’attentato ivi consumato aggredivano con animo di uccidere Nicola De Santis rendendolo cadavere a colpi di pietre e scure nel mentre si appartava a cavallo da quel paese. Indi lo derubavano del cavallo, delle pistole, e delle vesti che indossava, del valore in tutto oltre le 900? o un otto non completato Lire.

Reato preveduto dagli articoli 168 e 534 alinea, e 606? Del codice penale.

Il 1° con altro nella sera del 17 ottobre 1860 presso Castelpetroso, Giovanni di Ruota, altro accusato aggrediva un Garibaldino che difendevasi dai colpi di scure fuggendo gli venivano tirati, nel mento e che il primo, cioè Armento, l’uccideva con un colpo di fucile, ed entrambo lo depredavano della spada, e vestimenta che indossava reato preveduto dagli articoli 168 e 534 alinea, e 606 cod. penale-

Il 2° 3° 4° 5° 6° 7° e 8° con altri nella notte del 17 e 18 Ottobre 1860 fuori Castelpetroso presso l’aia della Signora Ferrara, dietro concerto fra essi, attesero armati al passaggio dei sbandati Garibaldini, aiutandosi e facilitandosi scambievolmente nella uccisione di trentatre di detti Garibaldini, depredandoli di quanto avevano, lasciandoli morti e completamente nudi sulla via-

Reato preveduto dagli articoli 168 596 e 597 num° 1° e 103 del Codice penale –

Ordina ad ogni depositario della forza pubblica di catturare e tradurre nelle carceri di Campobasso i sunnominati prevenuti perchè accusati –

Tutti – Di attentato avente per oggetto di cambiare, e distruggere la forma del Governo, e portare la strage contro un  classe di persone –

Il 3° DI omicidio volontario in seguito di sedizione, nonchè di furto in persona e danno di Nicola de Santis –

Il 1° Di omicidio volontario in seguito di sedizione, nonchè di furto in persona e danno di un Garibaldino –

Il 2°: 3°: 4°: 5°: 6°: 7°: e 8° Di complicità in grassazioni, accompagnata da omicidi , in seguito di sedizione, in persona ed a danno di trentatre Garibaldini —-       Con parola aggiunta sei

Manca la sottoscrizione del

Consigl. Sig. Martinelli assente                                                     C. Longo

dalla Sezione per le ferie

Giaccari                                                                                       A Lauria

F?    Cannavina

Capuano

Giaccari

                                         IL PROCURATORE GENERALE DEL RE

                                               Presso la Corte di Appello di Napoli

In esecuzione della sentenza del di 6 Agosto 64. presenta la seguente

Accusa

Le scene di sangue perpetrate in Isernia che occuperanno pel tempo avvenire una pagina luttuosissima nella nostra istoria, portavano gravissime conseguenze nei paesi adiacenti nei giorni 6 ed 11 a 18 Ottobre 60; ed il grido della vendetta suscitata in Isernia si diffondeva nelle altre parti, come dalla onde sonore vien portata via la voce ripercossa. Pettoranosi ebbe i suoi avvenimenti di sangue, come se o si li ebbe Castelpetroiso, episodi della reazione principale che diramando le loro forze nei circostanti paesi presentarono fatti di partito, e vendette, stragi brutali,ed in particolar modo la depredazione ca       ata (causata) come al solito dalla plebe bisognosa –

Il processo in esame riflette i crimini consumati in Castelpetroso da’ quali può agevolmente ricavarsi l’atrocità di essi, mercè la esposizione dei fatti seguenti-

Reduce da Isernia certo Giacomo Armenti nel di 6 Ottobre con illimitati poteri conferitigli dal suo capriccio, si spacciava portatore di carta bianca, e con tali illusorie dicerie iniziava la riproduzione dei fatti dolorosi d’Isernia.

Egli avea la gloria se gloria pur si potesse chiamare tale svergognata impresa d’inaugurare in Castelpetroso sua patria la reazione raccogliendo una mano di facinorosi e da questi seguito scorrazzava le vie del paese mettendole in subuglio col grido di viva Francesco 2°. Queste preliminari operazioni foriere di dolorosi successi venivano eseguite col disarmo della milizia cittadina a solo scopo di armare i tumultuanti seguaci. Coloro che occupavano uffizii municipali venivano immantimenti rimossi dal dispotico Armenti con la sostituzione dei suoi; e la carica di Sindaco veniva occupata dall’indiziato Nicola Palumbo. Ernesto ed Ettore Forte, ed Annibale Paolella eran fatti segni all’odio dello Armenti:questi scontavano la loro ardita resistenza con la detenzione di un giorno. Ad ovviare ulteriori eccessi già con le minacceiniziati; una commissione composta dai notabili del paese recavasi in Isernia per invocare dall’Autorità Militare il necessario soccorso. Si fu allora che il Sarsi Maggiore Borbonico affidava a Domenico D’Uva / uno dei componenti commissione sudetta/ il Comando della guardia di Castelpetroso, e gli ordini per la cattura dello Armenti, come venne eseguito.

Lo arresto dello Armenti produceva la calma a tanta tempesta; ma questa calma veniva interamente a scomparire nel giorno 17 del mese stesso. Una infausta voce di una rotta toccata alla colonna dei Garibaldini sotto la direzione del prode Colonnello Nullo / presso il vicino paese di Pettorano / ingenerava lo allarme negli animi dei contadini di Castelpetroso, i quali animati dal suono delle campane a stormo, si fornivano tosto di fucili, scure, e di altri strumenti rurali, e cacciatisi animosi sulla via consolare provveniente da Pettorano; prendevano la posta per inveire contro i sbandati Garibaldini, che dispersi cervavano con la fuga la loro salvezza. Alla più parte dei miseri Garibaldini tocco la mala ventura di cadere sotto gli artigli di quella massa anelante di rapina, e di ferocia. Alcuni furon tutti posti a morte, e spogliati di quanto era in loro potere sino delle vestimenta. Altri capitati in mano di uomini men tristi vennero solo catturati, e disarmati. I medesimi però non furono più avventurati dei precedenti: per essi era già suonata l’ultima ora. Spediti in Isernia per la via di Carpinone vennero a furia di popolo barbaramente massacrati, dopo di essere stati strappati di mezzo la scorta. Di circa 20. appena qualcheduno ebbe la gran fortuna di campare la vita. Questo ultimo fatto ha formato oggetto di altra processura nella quale niuno degli imputati venne involto, o ritenuto colpevole nella presente.

La scena di sangue incominciò intanto in Castelpetroso, fe seguito la intera notte; e gli assassini protetti dal favor delle tenebre imperversarono nella infame carneficina. Sorgeva il giorno… Orrendo spettacolo!… a quelle campagne offrivano mucchi di cadaveri, e le stesse mani fraticide al fine di occultare le vittime della loro ferocia iniziavano l’opera del seppellimento, compita dalla pietà del sacerdote Armenti, e dal suo nipote Luca.

L’istruzione non riuscì a liquidare i nomi di tanti infelici patriotti accorsi da varie parti sotto la bandiera della libertà; ma la loro strage però vien costatata dalla generica

 

                                            IL PROCURATORE GENERALE DEL RE

                                                  Presso la Corte di Appello di Napoli

e da una specifica purtroppo luminosa.

I carnefici del 17 Ottobre son conosciuti; essi speravano restare celati col benefizio delle tenebre; ma la notte col suo denso velo non ricopriva quelle mani che si rendevano impure col  luttarsi di un innocente sangue. Dopo la notizia dello sbandamento dei Garibaldini in Pettorano, e dopo la sommossa dei contadini col grido di allarme succedeva il massacro. Il primo che a quegli eccessi cadeva vittiva fu il Signor Nicola de Santis da Campobasso. Isidoro Notte rivolgevasi il primo contro de Santis, che era a cavallo. Il Notte con lo scaglio di pietre spaventava l’animale, e con questo mezzo riusciva metterlo fuori strada. Amodeo Zappitelli giungeva in secondo luogo e con colpi di scure rovesciava il de Santis sul collo del cavallo: allora Diamante Giancola replicava altri colpi di scure, e mentre l’infelice de santis non estinto ancora cadeva al suolo, Vincenzo Vecchiarelli completava l’opera con un ultimo colpo, che immediatamente estingueva la vittima infelice. Concorsero in quest’avvenimento di sangue Domenico di Francesco, Santantuono, Celidonio Giancola, Marino Zappitelli ed il padre Amodio, Domenico Zappitelli, e Fiore d’Uva che in quell’eccidio faceva star fermo il cavallo del de Santis. Dopo quella uccisione Addolorato Vecchiarelli portava seco il cavallo con la valigia , che ligata era alla sella; e tutti diuniti ad Addolorato Follieri, e Matteo di Francesco spogliavano quel cadavere di quanto avea, lasciandolo in breve ora perfettamente denudato.

Nelle ore stesse della sera (o estesse ?) vedavasi in fuga presso il villaggio Lembo in Castelpetroso un galantuomo Garibaldino inseguito da due persone, Giuseppe Ruota cioè /ora morto/ armato di scure,  e l’altro Giovanni Ruota; ed avendolo quasi raggiunto per offenderlo, costui affidava alla sua spada la propria difesa; ma Innocenzio Armenti sopravvenuto in tal rincontro con un colpo di fucile spegnea la vita di quello sventurato. L’uccisore assicuratosi che quel Garibaldino era morto gli tolse la spada , e fuggì, e Giovanni Ruola (Ruota) unitamente a Giuseppe Ruota dopo aver dato un colpo di scure anch’egli, come per insulto alla memoria della vittima lo spogliavano di quanto possedeva.

Dopo questi primi fatti quella infame gente non cura ritirarsi ne mette freno agli eccessi, ne l’inoltrata notte ne ha vista dei sperperati, e battuti Garibaldini, ne il terrore delle passate morti: si pensava consumare delle grassazioni sui miseri perseguitati; ed infatti verso le ore quattro scendevano l frotte parte

                                                IL PROCURATORE GENERALE DEL RE

                                                       Presso la Corte di Appello di Napoli

sull’aia della Signora Ferraro, parte in altri vicini luoghi in attenzione dei Garibaldini messi in rotta in Pettorano;  tirando da tali siti soprastavano la strada dei colpi di fucile, ed attaccando i fugiaschi con scure, pietre, ed altri strumenti, e dopo rimasti vittoriosi per le morti degli avversari ne eseguivano interamente lo spoglio.

Pei fatti posteriori, per i reperti e per altri indizi furon veduti armati la detta notte portarsi nel luogo dell’eccidio i qui sotto notati individui.

1°  Francesco Domenico   Santantuono

  1. Giancola Diamante
  2. Vecchiarelli Vincenzo
  3. Vecchiarelli Addolorato
  4. Di Francesco Matteo
  5. Giancola Celidonio
  6. Bertone Domenico
  7. Cifelli Giovanni
  8. Cifelli Nicola
  9. Folliero Nicola
  10. Forte Carmine
  11. Giancola Michele
  12. Giancola Ginesio
  13. Ruoti Giovanni
  14. Giancola Agostino
  15. Di Francesco Diamante.

L’alba del giorno appresso presentava verso l’aia Ferrara lo sconfortante spettacolo di 33 Garibaldini estinti, che non ebbero sepoltura se non nel dì seguente per la pietà di gente buona, e religiosa.

Venivano nello istesso mattino emanati gli ordini da Domenico d’Uva, e Tommaso Forte / il 1° perchè comandante la guardia urbana, ed il 2° perchè sindaco del paese / per la traduzione in Isernia di circa sedici Garibaldini catturati la notte. Fissata la forza, e ligati quei miseri, a quel che pare dalle stesse autorità locali, furon mandati per la via di Carpinone, credendola più sicura onde farli giungere incolumi al loro destino, mentre un trar di moschetti, si ascoltava dalla strada di Pettorano.

Usciti costoro con molt’ordine, se non con tranquillità; si diressero alla volta di Carpinone, e giunti presso il villaggio Limpadi una massa di popolo, violandone con minacce la custodia, col grido di morte eseguirono il macello di quei miseri.

Dai testimoni presenti nessuno elemento specifico si è potuto occupare in ordine a questo avvenimento;ne alcuna persona viene indicata come responsabile di qualche speciale uccisione.

 

                                                IL PROCURATORE GENERALE DEL RE

                                                       Presso la Corte di Appello di Napoli

Ma il calice delle amarezze non è ancora vuotato; bisogna traguggiarlo fino all’ultima stilla.

Un disgraziato galantuomo nel 18 Ottobre, giorno successivo alla disfatta della colonna Nullo vien trovato seminudo, semivivo tra le campagne, e recato in di un asino in Castelpetroso vuolsi menare in Isernia con altri compagni suoi: ma giunti al cimitero S. Giuseppe cade spossato, domanda l’ultima parola del conforto del ministro della Religione dell’Uomo Dio; e nel raccomandarsi l’anima implora pel corpo, e forse si avea la vita; ma sopragiunse Domenico di Francesco, questi lo percuote, lo strazia: gli impose gridare Viva Francesco II° : con la fede del martire cristiano grida Viva Vittorio Emmanuele……… è ucciso…..là muore!

Costui era il Signor Salvatore Caropreso medico di Sparanise che persegiutato, e ferito erasi col favore della notte nascosto fra le rocce, ma scorto nel mattino fu in quel modo barbaramente sacrificato.

Dall’insieme dei sopraccennati fatti rilevansi ben chiare due imputazioni; l’una di reato politico, e l’altra di reati comuni, conseguenza del primo. La prima imputazione viene del tutto eliminata dalla presente accusa, perchè coperta dell’indulto del 17. Novembre 63. : resta solo quella dei reati comuni, sui quali è necessario valutare la reità di coloro, che li commisero con le seguenti considerazioni.

1° Egli è indubitata la consumazione del reato di attentato avvenuto in Castelpetroso per distruggere la forma del governo nelle giornate del 17. e 18. Ottobre 60. e tutto ciò per consenso della reazione d’Isernia. E indubitata la sufficienza degli indizi per l’attentato suddetto in cui veggensi avvolti i qui sotto notati individui. Un gran corredo di testimoni di veduta li indicò componenti la massa, che gridò, e che con altri in accordo si diede a quella persecuzione, ed in vero ne catturarono moltissimi.

Al detto attentato concorsero fra gli altri.

Innocenzio Armenti

Domenico di Francesco alias Santantuono

Isidoro Notte

Zappitelli Amodeo

Marino Zappitelli

Diamante Giancola

Fiore d’Uva

Vincenzo ed Addolorato Vecchiarelli

Domenico Zappitelli

Addolorato Folliero

Matteo di Francesco

Domenico Bertone

Giovanni, e Nicola Cifelli

Carmine Forte

Celidone, e Michele Giancola

Ginesio Giancola

Giovanni Ruoto

Agostino Giancola

Diamante di Francesco

I quali furon veduti prender parte nell’attentato medesimo da un treno di testimoni; ed i reati comuni ad essi addebitati, provati da fatti concomitanti, e posteriori avvalorano ancora il reato politico in fame, e come questo da essi si commetteva in unione dei reati comuni, così gli stessi vengano ancora dal beneficio della Sovrana indulgenza esclusi.

2° Sufficientemente indiziati per l’omicidio nella persona del Signor de Santis avvenuto nel 17 Ottobre 60. soni i sopraccennati d’Uva, e Fiore che trattenne la vettura. Isidoro Notte, che lanciò le pietre.Amoddio Zappitelli che vibrò il colpo di scure. Diamante Giancola, che ad imitazione del Zappitelli fece lo stesso, e Vincenzo Vecchiarelli, che sacrificò il de Santis con altro colpo di scure. Furono in concorso con essi per quel fatto Domenico de Francesco alias Santantuono, Celidonio Giancola, e Marino, e Domenico Zappitelli.Una pruova di veduta vi è ancora contro Addolorato Vecchiarelli, che depredò il cavallo, e la valigia del de Santis, e la sufficienza degli indizi, ribadita ancora dalle loro estragiudiziali confessioni,  colpendo tutti i nominati si riversa finanche sopra Addolorato Folliero, e Matteo di Francesco come coloro che sul de Santis mandarono ad effetti la depredazione.

3° Contro Innocenzio Armenti a cui si addebita l’uccisione di un Garibaldino, appropriandosi tosto della di lui spada sufficienti sono gli indizi raccolti negli atti avuto riguardo ancora a suoi detti stragiuziziali. Insufficienti ancora si ravvisano per Giovanni Ruoto, primo ad aggredire quel disgraziato, ed a depredarlo delle vestimenta dopo essere stato ammazzato. Per tal fatti l’aggravante della brutale malvagità svanisce non potendosi dire senza causa essendo stato commesso nel momento in cui ferveva la sedizione.

4° Sufficienti indizi veggansi o veggonsi raccolti ancora contro.

Domenico di Francesco Santantuono

Diamante Giancola

Vincenzo e Addolorato Vecchiarelli

Matteo di Francesco

Giovanni Cifelli

Celidonio Giancola

Domenico Bertone

Cifelli Nicola

Nicola Folliero

Carmine Forte

Michele, e Ginesio Giancola

Giovanni Ruota

Agostino Giancola e

Diamante di Francesco.

Per la uccisione di oltre 30. Garibaldini avvenuta fuori Castelpetroso presso l’aia della Signora Ferrara, e luoghi adiacenti; mettendosi in aguato per depredarli mentre fuggivano: il che da luogo alla definizione del reato di grassazione cioè con omicidio vedendosi in essi chiaramente il furto svelato dallo stato di denudamento di quei miseri, e la necessaria uccisione di essi dall’essere i Garibaldini armati se tutti commisero questi criminosi eccessi, tutti debbono essere tenuti come complici nelle grassazioni con omicidii consumati nelle persone di 33. Garibaldini: stantechè tutti agirono, tutti dietro concerto concorsero armati nei convenuti siti, e tutti restarono in aguato facilitandosi scambievolmente nelle perpetrazioni di quei reati.

5° Resta Francesco di Domenico alias Santosuosso. Militano contro di costui gravissimi indizi di reità per l’omicidio dalui consumato nella persona del medico di Sparanise Salvatore Caropreso. E testimoni di veduta, e presenti al fatto ammetton la sua responsabilità per tal reato, che forma il più doloroso fatto di questo episodio, commesso volontariamente, ed in seguito del reato di sedizione.

In conseguenza

Di questi fatti.

 . Armento Innocenzio

+ Di Francesco Domenico fu Antonio alias Santantuono

+ Notte Isidoro

+ Zappitelli Amoddio

+ Zappitelli Marino

+ Giancola Diamante

+ D’Uva Fiore

+ Vecchiarelli Vincenzo

+ Vecchiarelli Addolorato

+ Zappitelli Domenico

+ Follieri Addolorato

.  De Francesco Matteo

+ Bertone Domenico

.  Cifelli Giovanni

+ Cifelli Nicola

.  Folliero Nicola

.  Forte Carmine

.  Giancola Celidonio

+ Giancola Michele

.  Giancola Ginesio

.  Giancola Agostino

.  Ruota Giovanni

.  Di Francesco Diamante

Sono Accusti

1° Di attentato avente per oggetto di cambiare e distruggere la forma del governo, e portare la strage contro una classe di persone per avere nei giorni 6. e 7. Ottobre 60. nel comune di Castelpetroso con voci sediziose di Viva Francesco 2° disarmata la Guardia Nazionale organizzandovi la Guardia Urbana; ed indi nei giorni 17. e 18 detto mese suonando le campane a stormo uniti tutti i cittadini, e data la caccia ai liberali e Garibaldini, arrestandoli ove li trovavano.

Reato preveduto dagli Art. 156. e 157. Cod. penale

2° Di omicidio volontario in seguito di sedizione, non che di furto

D’Uva Fiore

Notte Isidoro

Zappitelli Amoddio

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Di Francesco Domenico alias Santantuono

Giancola Celidonio

Zappitelli Marino

Zappitelli Domenico

Per avere nella sera del 17. Ottobre 1860 presso Castelpetroso, durante l’attentato ivi consumato, meno gli ultimi tre aggrediti, con animo di uccidere, il Signor Nicola de Santis, il quale si allontanava a cavallo da quel paese, e con colpi di pietra e scuri lo resero cadavere. Indi tutti lo derubarono del cavallo, della valigia, dell’orologio, delle pistole, e delle veste, che indossava, del valore in tutto di oltre a 500. Lire.

Reato preveduto dagli Art. 168. 534. alinea e 606. Codice Penale.

Armenti Innocenzio

Ruoto Giovanni

3° Di omicidio volontario in seguito di sedizione non che di furto. Per avere la sera del 17.Ottobre 1860 presso Castelpetroso durante l’attentato ivi consumato il di Ruota aggredito un garibaldino, che fuggendo si difendeva dai colpi di scure che quello gli tirava, mentre l’Armento con un colpo di fucile uccise il detto Garibaldino; ed indi entrambo depredato lo stesso della spada, e della vestimenta che indossava.

Reato preveduto dagli Art. 168. 534. alinea e 606. Codice Penale.

Di Francesco Domenico – Santantuono

Giancola Diamante

Vecchiarelli Vincenzo

Vecchiarelli Addolorato

Di Francesco Matteo

Cifelli Giovanni

Giancola Celidonio

Bertone Domenico

Cifelli Nicola

Folliero Nicola

Forte Carmine

Giancola Michele

Giancola Ginesio

Ruota Giovanni

Giancola Agostino

Di Francesco Diamante

4° Di complicità in grassazioni accompagnata da omicidii, in seguito di sedizione.

Per avere nella notte del 17.al 18. Ottobre 1860. fuori Castelpetroso presso l’aia della Signora Ferrara, dietro concerto fra essi, atteso armati al passaggio i Garibaldini sbandati, nello scopo di depredarli ed ucciderli, ed in effetti scientemente si aiutarono, e facilitarono gli uni con gli altri nell’uccisione di 33.di detti Garibaldini, che depredarono di cioò, che aveeano, lasciandoli sulla via morti, e completamente nudi.

Reato preveduto dagli Art. 168. 596. e 597. n° 1° e 163 codice Penale.

Di Francesco Domenico – Santantuono.

5° Di omicidio volontario in seguito di sedizione. Per avere nel dì 18. Ottobre 1860., dopo l’attentato consumato in Castelpetroso, presso la Cappella S. Giuseppe al Camposanto, ucciso con un colpo di fucile il medico Signor Salvatore Caropreso garibaldino, il quale all’invito avuto di dir Viva Francesco 2° rispose viva Vittorio Emmanuele, fu precipitato in un vallone, ed ivi fucilato.

Reato preveduto dagli Art. 168.e 534. alinea Codice Penale.

Bertone Domenico

6° Di recidiva

Ai termini degli Art. 118 e seguenti del Codice Penale

Napoli 17 Novembre 1864

Firma non leggibile e non identificabile tra i vari firmatari le pagine

 >>Segue<<

 

 

 

                     

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