Giuseppe-Nicola-Emilio-Pasquale-Felice SURIANI

Giuseppe-Nicola-Emilio-Pasquale-Felice

SURIANI

Figlio

 di Luigi Suriani e Teresina Lembo

Lupara 14 Aprile 1830

Tenimento di Miranda – Ponte dello Sterparo    

 5 Ottobre 1860

Trucidato per un’Italia unita

 

A cura di Gennaro Trivisonno


                                                                                         

Giuseppe Suriani nacque a Lupara il 14 aprile 1830 da D. Luigi Suriani – proprietario (consigliere d’Intendenza) e da Donna Teresina Lembo (Gentildonna).

Donna Teresina di Lupara, madre di otto figli di cui tre morti in tenera età, perno della sua famiglia, educò i figli negli ideali liberali, spingendo alla lotta armata l’unico figlio maschio ardente d’entusiasmo e fermato solo dalla angosciata opposizione della giovane moglie Luisa Bucci di Larino che ne dovette piangere l’uccisione dopo pochi anni di matrimonio. Unica consolazione che lascio Giuseppe a sua moglie fu il figlio nato il 28 maggio 1857 a cui diede il nome di Luigi Francesco.

La tragica morte del figlio, portò poco dopo alla tomba Donna Teresa, consumata dal rimorso. Il nome di Giuseppe Suriani trovò poi risonanza letteraria grazie al cognato Vincenzo di Lisio (intellettuale di Castelbottaccio) marito di Virginia Suriani che sarà padre del pittore Arnaldo, dopo circa 80 anni, grazie alla penna di Francesco Jovine che in una frase lapidaria del capolavoro meridionalista “Signora Ava” (1942) sintetizza il sacrificio del giovane.

da Signora Ava

“La guerra era perduta; c’era stata una grossa battaglia a Isernia; i galantuomini di tutto il contado erano stati presi in un’imboscata dai contadini e dai soldati di Re Francesco ed erano stati massacrati. A Don Giuseppe Suriani di Lupara un colpo di falce fienaia aveva spiccato di netto la testa. Di Guardia non tornò il giovane Calnori; gli altri ritornarono a piccoli gruppi sbandati, emaciati, stanchi del lungo cammino; rientravano senza canti e senza rumore.

La Guardia Nazionale che era rimasta a Guardialfiera una sera ripartì perché Civita era minacciata da bande di soldati e di briganti che venivano da Trivento.

Voci d’incursioni nei paesi vicini, violente, con sparatorie incendi e morti, si facevano frequenti: si diceva che i galantuomini che s’erano messi la camicia rossa se la toglievano per via per non farsi riconoscere.

Un pomeriggio un drappello di contadini e soldati a cavallo fece irruzione nel paese. Passarono con strepitio rovinoso di zoccoli, sparando contro le finestre delle case più ragguardevoli. Si fermarono davanti al portone di Calnori e lanciarono nell’interno il cappello del figlio morto a Isernia.”

Si nota chiaramente che Jovine cita il Suriani in modo chiaro e preciso, senza trasformarne il cognome come ad esempio fa per Caluori trasformato in Calnori.

Questo è dovuto certamente alla vicinanza di Jovine con i discendenti del povero Giuseppe che gli ha permesso senza remore di citare in chiaro il nome.

Citazioni:

Domizio Tagliaferri, di Matrice, all’epoca dei fatti domiciliato in Bojano, fece parte della spedizione del Tenente Colonnello Nullo a Pettorano con la qualità di Ufficiale farmacista nella Legione del Matese.

Egli, con molti altri, fu fatto prigioniero. Il suo racconto venne pubblicato nel Giornale La lega del bene, di Napoli n. 26 del giugno 1889 sotto il titolo “ Ricordi di un garibaldino”.

Testimonianza di Domizio Tagliaferri riportata sull’effimeride Molisana di Alfonso Perrella  pag. 199:

Malconci e pesti, ci condussero alle carceri d’Isernia. Colà un’orribile quadro straziò il mio cuore. Sull’edificio della fontana pubblica, sita nel largo della chiesa della Concezione, riconobbi dalla simpatica barba alquanto lunga e bionda, fra le diverse teste recise dai rispettivi busti, e colà allineate, appartenenti alla spedizione De Luca, pochi giorni prima, quella del mio parente il bravo Giuseppe Suriano di Lupara (Molise), con gli occhi vitrei e spalancati ancora che pareano chiedessero vendetta a noi poveri inermi, con la bocca socchiusa quasi volesse dire:

<< Son morto, ma vendendo cara la vita; ma gridando: Viva la Libertà, Viva l’Italia una e indipendente, Viva Garibaldi il vincitore dei due mondi!…  imitatemi!… >>

Lo spettacolo era atroce. Faceva rabbrividire!.. Noi,  rassegnandoci ad una sorte altrettanto infelice e raccapricciante, seguivamo gli sbirri.

 

Tratto da “STORIA D’ISERNIA di Antonio M. Mattei –Volume III Dai Borboni alla II Guerra Mondiale – Documenti Inediti

“CAPITOLO XXX

LA SPEDIZIONE DE LUCA IN UN MANOSCRITTO INEDITO

RIVELAZIONE SCONVOLGENTI DI UN TESTIMONE OCULARE.

 

 

pag.180-181

Quei che rimasero vittima, e propriamente sotto il comune di Miranda furono: D. Giuseppe Suriani, figlio del Sotto-Intendente D. Luigi, giovane onesto ed ardente di libertà. Questi, mentre a briglia sciolta su di un cavallo attraversava alcuni vigneti, colla speranza di raggiungere la colonna, trovo innanzi ai passi un profondo torrente impossibile a saltarsi: il perché deviò percorrendo la sponda di sopra in sotto. Ma qui, o che vi erano passati degli insorti o che vi fossero accorsi non appena l’ebbero veduto, una scarica di archibugio al petto il fé precipitare di cavallo; e poscia un colpo di scure al fianco gli tolse quasi interamente la vita. E come ciò non bastasse alla vendetta di quei barbari, gli spiccarono il capo dal busto, e messolo su di un palo, lo recarono in Isernia, come segno del loro trionfo e d’inaudita barbarie.

E qui mi sia lecito riflettere, come certi casi contribuiscono alle volte ad accrescere la superstizione del volgo; quantunque gli eventi futuri, allorché dipendono da liberi contingenti, non possono mai esser preveduti da mente creata.

Il Suriani fu per molti anni alunno nel collegio Sannitico di Campobasso, ed ivi mostravasi affetto da sonnambulismo: e ciò faceva che anche i suoi sogni regolari avessero dello strano, e quasi della fissazione.

Laonde ci raccontava, e spesso lo comunicava anche nell’atto del sonnambulismo, di essere assalito dai nemici, di essere da questi bastonato, maltrattato, infine ucciso, e straziato. Infelice! L’animo suo par che molti anni prima presentisse la tragica fine che gli era riserbata nell’infausta spedizione d’Isernia!!!

Per una strana coincidenza ho avuto l’onore di conoscere in modo diverso due personaggi di questa vicenda; Il patriota Giuseppe attraverso le ricerche d’archivio e bibliografiche e l’ultimo Giuseppe di una genealogia ormai estinta per il ramo maschile.

Giuseppe Suriani classe 1953 è stato mio compagno di classe nelle tre classi della scuola media “I. Petrone sez. A” nella prima metà degli anni sessanta ed a Lui “ Giusi” è dedicato questo lavoro con rammarico per la sua prematura scomparsa avventa nel 2008.

Per una mia sensazione e per qualche riscontro oggettivo ritengo ci sia una sorprendente somiglianza tra le due figure sia caratteriale che fisica, sembrano quasi sovrapponibili. La descrizione fisica degli atti del processo, il racconto da alunno nel Regio Collegio Sannitico uniti a tre anni di relazione scolastica con Giusi con la sua ardita esuberanza ed estro, che gli sono costati tre giorni di sospensione,il collegio, ne fanno la figura di due ragazzi dall’ irrequietezza benevola e simpatica.

Ritengo inoltre che ci fosse in comune anche la passione per i cavalli, questo sicuramente per Giusi.

Genealogia di Giuseppe Suriani

 

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